Massimo Bigi detto IlBigi, così lo chiamano gli amici, non ha una, ma dieci cento mille vite da raccontare. Una passione smodata per il rock nata da un riff degli Stones che gli resta indelebile nella testa da ragazzino, e una certa frenetica instabilità che lo porta a (re)inventarsi cameriere, uomo delle pulizie, bagnino, tassista e albergatore. Comune denominatore in questo tourbillon professionale è la musica. Poi nel 1993 l’incontro con Enrico Ruggeri con cui entra in sintonia: rapporto professionale prima – è direttore di produzione e poi tour manager – e in una seconda fase di amicizia. Bigi scrive anche libri – racconti dedicati al mondo della chitarra (Grand Hotel des Guitar, 2010) e autobiografici (Giocando col tempo, 2016), ma soprattutto canzoni, tante. Pezzi da cui Ruggeri, che ne sollecita l’ascolto, resta folgorato. E da lì nasce l’idea di un disco dal titolo suggestivo Bestemmio e prego, dieci tracce prodotte e arrangiate per la Anyway music di Ruggeri e Marco Poggioni.

UN ESORDIO a 62 anni per IlBigi che definisce le sue composizioni:«contenitori di cerotti da applicare al cuore». Lavorazione portata avanti nei mesi del lockdown: «Ci sono tre o quattro episodi – spiega l’autore – che appartengono non dico al passato ma al passato prossimo, nel senso che sono cose che ho scritto due anni fa. Ad esempio Andare via (il brano cantato in coppia con Ruggeri, ndr) aveva la strofa ma mancava un inciso che lo aprisse, e Enrico ha trovato la quadratura del cerchio». Un tour de force fra Milano e la Toscana: «L’idea del disco parte da un ferragosto trascorso da me con Enrico e i suoi musicisti, e si è concretizzata poco prima di febbraio. Poi è arrivato il lockdown e così ci sentivamo telefonicamente: ci scambiavamo di provini chitarra e voce, li faceva lui e li facevo io. C’è stato questo interscambio e alla fine del lockdown mi ha raggiunto sul lago Trasimeno così abbiamo creato l’ossatura del disco, in un secondo momento si è aggiunto Fortunato Saccà, il suo bassista, che l’ha sostenuto negli arrangiamenti. Abbiamo registrato la mia voce guida con il mac e poi sono tornati a Milano con questo materiale. Enrico si è chiuso in studio e ha convocato tutti i musicisti per le registrazioni. Io sono arrivato in un secondo momento e ho trovato l’album che suonava già con una sua struttura e corposità, e ho cantato». Nei testi c’è parte del suo vissuto: «Mi definisco un pigro interattivo perché me ne starei volentieri sul divano, ma alle 5 di mattina sono già in piedi. Così mi metto a suonare, naturalmente non amplificato, per non disturbare la casa: solo il gatto mi guarda un po’ male. I pezzi nascono solo su una chitarra che ho assemblato da me e io dico sempre che è quella con le canzoni dentro, io riesco a comporre soltanto con quella li».
Bestemmio e prego è un titolo suggestivo: «C’è l’antitesi di stati d’animo, ho scelto di chiamare il disco così perché credo che ognuno di noi a modo suo bestemmia e prega e ognuno ha il suo modo. Non c’è nulla di blasfemo, è semplicemente la riflessione su questi stati d’animo che ci portiamo dentro».

IL LANCIO a 62 anni in un mondo discograficamente complicato, sembrerebbe un azzardo…«È un passo che ho fatto per la soddisfazione di dare finalmente un volto e un tessuto ben definito a quello che erano i miei pezzi, il vestito giusto per le mie canzoni. Enrico mi ha messo in cima al trampolino e mi ha dato una spinta. Con lui ho sempre avuto un bel rapporto, ci siamo anche scontrati pesantemente su certi aspetti della vita, però devo dire che non è mai venuta meno l’amicizia e la stima reciproca». Ci sarà da affrontare anche l’aspetto live, ovviamente con tutta l’incertezza dei tempi: «L’idea è di fare delle date con i musicisti di Enrico che ci verrà a trovare… Ma dobbiamo aspettare».