Dopo lo scempio arriva una goffa marcia indietro. L’impresa che ha rimosso, le gambe spezzate a colpi di mazza, i cavallini realizzati da Costantino Nivola nel 1964 per la Recreation Area delle Wise Towers nell’Upper West Side di Manhattan, ieri ha fatto sapere che le statue sono state depositate in un magazzino e che al più presto saranno ricollocate nel parco giochi in un’altra posizione.

MA A PARTE I DANNI molto seri che i cavallini hanno comunque subito, l’idea di riposizionarli serve bene a far capire con quale sensibilità la municipalità di New York si stia muovendo nella cosiddetta riqualificazione dell’area che ospita uno dei più importanti e complessi interventi di arte urbana fra i tanti realizzati dall’artista sardo nella Grande Mela in collaborazione con l’architetto Richard Stein.
«Il progetto del playground delle Wise Towers all’angolo tra la Columbus e la Amsterdam Avenue – spiega Antonella Camarda, direttrice del Museo Nivola che a Orani, in Sardegna, ospita la più grande collezione al mondo delle opere dello scultore – comprendeva una fontana centrale, un sand-casting, una scultura tridimensionale, diciotto cavallini in cemento (ora brutalmente danneggiati e asportati) e un graffito a muro. Gli elementi dialogavano tra loro nello spazio, secondo precisi rimandi e analogie che non determinavano però una griglia costrittiva e nella loro disposizione libera alludevano al tema del gioco infantile. Ora questo equilibrio è stato irrimediabilmente cancellato». Ammesso pure, quindi, che i cavallini non marciscano per sempre in un magazzino e siano davvero ricollocati, spostarli dalla posizione originaria significherebbe snaturare il lavoro di Nivola.

Sulla funzione poi dei cavallini Camarda aggiunge: «Con un esercito di cavalli di cemento, Nivola si propone di stimolare la fantasia e la socializzazione. Pensati già nel 1959 per la Pubblic School 46 a Brookling, vengono poi ripresentati nel 1964 in virtù della loro forza iconica: il riferimento è tanto ai cavalli a dondolo, quanto alle terrecotte giapponesi Haniwa, poste a guardia dei sepolcri nel periodo Kofun (III-VII secolo).

NIVOLA RICERCA delicati effetti cromatici non mediante l’uso di pigmenti, ma di sabbie di differenti gradazioni di colore». «L’obiettivo di tutto il progetto – conclude Camarda – è utilizzare elementi semplici per trasformare il vissuto di uno spazio condiviso, coinvolgendo la comunità e realizzando qualcosa in armonia e non in opposizione con essa. Nivola infatti è sempre stato molto critico nei confronti degli interventi di arte pubblica miranti a enfatizzare la figura dell’artista e a stravolgere il contesto». Un lavoro che ora rischia di essere deturpato.