Nella giornata di ieri sono morte 88 persone per il Covid-19 e ora il bilancio è di 33.689 vittime. Nelle stesse 24 ore, i nuovi casi positivi sono stati solo 177. Un numero così basso di contagiati non si registrava addirittura dal mese di febbraio. Ma su queste cifre aleggia il forte sospetto che a esaurirsi non sia il contagio, ma la capacità di rilevarlo. Soprattutto in Lombardia, dove i nuovi casi sono stati solo 84, si assiste a un notevole calo nei test effettuati ogni giorno. Nell’ultima settimana, nella regione ne sono stati effettuati meno di 68mila, contro gli oltre 90mila di quella precedente. Il dubbio fondato è che in Lombardia i casi segnalati stiano diminuendo perché si fanno meno tamponi di prima.

Che si facciano pochi tamponi lo dimostrano anche le analisi della fondazione Gimbe, che aveva accusato la Regione Lombardia di “magheggi” ricevendo in cambio una querela dalla giunta regionale leghista. «I dati relativi al periodo 18 maggio-3 giugno dimostrano che la percentuale dei tamponi diagnostici positivi, seppur in riduzione, rispetto alla media nazionale (1,48%) è ancora elevata in Liguria (4,3%), Lombardia (3,83%) e Piemonte (2,69%)», scrive l’ultimo report della fondazione.

Nonostante i numeri ufficiali, la tensione in regione si percepisce anche nelle occasioni in cui si potrebbe tornare a respirare. Doveva essere una festa, ad esempio, la riapertura dopo 100 giorni del pronto soccorso dell’ospedale di Codogno, salutata ieri dalle autorità sanitarie locali e dal sindaco del comune Francesco Passerini. Qui era iniziato tutto, con il primo tampone positivo al paziente “1” del 21 febbraio e l’immediata chiusura del reparto. Ma la serenità recuperata è durata poco. Già in mattinata l’allarme è ripartito per due sospetti casi Covid arrivati in ambulanza. Il primo è risultato rapidamente negativo, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti. La seconda è una donna ricoverata in una Rsa e già diagnosticata, che è stata trasferita all’ospedale per l’insorgenza di un’anemia.

La fase delle riaperture, nonostante qualche spavento localizzato, prosegue comunque verso l’estate. In vista delle vacanze e delle prime domeniche al mare, l’Istituto Superiore di Sanità ha emanato raccomandazioni per i bagnanti e soprattutto per chi dovrà gestire l’accesso alle spiagge.

I tecnici dell’Istituto ritengono molto scarso il rischio di trasmissione attraverso l’acqua: sulla sopravvivenza del virus nell’acqua esistono ancora pochi dati definitivi, ma finora le evidenze puntano ad una sostanziale assenza di rischio da questo tipo di infezione. Rimangono i rischi legati all’affollamento, che comporteranno l’uso di disinfettanti e mascherine per il personale. L’Iss raccomanda di limitare attraverso le prenotazioni l’accesso agli stabilimenti (e alle spiagge libere, a cui l’accesso sarà comunque limitato fino a un massimo di affollamento) e di vietare balli, feste, buffet. Vietati anche i concerti, a meno che i posti a sedere non permettano l’adeguato distanziamento. An. Cap.