Il caso dei braccialetti Amazon a un mese dalle elezioni ha fatto esplodere la polemica politica. L’opposizione, dai Cinquestelle a Liberi e Uguali, accusa il governo e il Pd di essere responsabili del nuovo strumento proposto dalla multinazionale Usa delle spedizioni: sarebbe stato il Jobs Act a permettere l’utilizzo di mezzi di telecontrollo dei dipendenti prima vietati dallo Statuto dei lavoratori. Il partito guidato da Matteo Renzi e l’esecutivo si difendono, affermando che le nuove norme non hanno liberalizzato i controlli a distanza, ma anzi hanno introdotto garanzie per la privacy.

IL GRUPPO DI SEATTLE, spiegando che si tratta ancora solo di un brevetto – non introdotto operativamente nelle sedi italiane – ha invitato a evitare «speculazioni»: «Le speculazioni riguardo l’utilizzo di questo brevetto sono fuorvianti – afferma una nota – Ogni giorno, in aziende in tutto il mondo, i dipendenti utilizzano scanner palmari per il controllo dell’inventario e per spedire gli ordini. Questa idea, se e quando dovesse essere implementata in futuro – prosegue l’azienda – verrà fatta nel pieno rispetto delle leggi e delle norme, con il solo obiettivo di migliorare il lavoro di ogni giorno dei nostri dipendenti nei centri di distribuzione. Muovendo le attrezzature verso i polsi dei dipendenti, le mani vengono liberate dall’utilizzo degli scanner e gli occhi non devono più guardare lo schermo. Tutte le tecnologie che abbiamo implementato fino a oggi hanno contribuito al miglioramento delle condizioni di lavoro nei nostri centri di distribuzione».

Polemico nei confronti del Pd e del premier Gentiloni il leader dei Cinquestelle Luigi Di Maio, che taccia di «ipocrisia» chi, dopo aver varato il Jobs Act, adesso critica Amazon: «Se in Italia si possono mettere dispositivi sui lavoratori per controllarli è grazie al Job Acts. Io sono contro quel provvedimento che permette ad aziende anche partecipate dallo Stato di mettere chip nelle scarpe dei lavoratori o braccialetti che controllano i dipendenti. È incredibile che il Pd, che ha fatto la legge per mettere i trasponder addosso agli esseri umani, ora critichi Amazon».

«PURTROPPO IL FAMOSO braccialetto di Amazon è legale, è previsto dal Jobs Act – rincara su Twitter Elisa Simoni di Liberi e Uguali – Quando ero in Commissione Lavoro mi sono battuta contro questa possibilità, la politica ha le sue responsabilità che vanno affrontate. I precari sono di fatto costretti ad accettarlo». La deputata si riferisce al fatto che le nuove norme prevedono che si possano consegnare strumenti di lavoro come tablet o pc al dipendente, in qualche modo monitorati dall’azienda, purché vi sia un consenso informato.

Il ministero del Lavoro respinge queste affermazioni, spiegando che il Jobs Act «non ha “liberalizzato” i controlli, ma ha fatto chiarezza circa il concetto di “strumenti di controllo a distanza” e i limiti di utilizzabilità dei dati raccolti attraverso questi dispositivi, in linea con le indicazioni del Garante della Privacy». Inoltre, aggiunge il dicastero, «si prevede che questi strumenti possano essere adottati esclusivamente previo accordo sindacale o autorizzazione dell’Ispettorato o del ministero, mentre si impone che al lavoratore venga data comunque adeguata informazione circa l’esistenza e le modalità d’uso di strumenti che possano consentire un controllo a distanza».

VA RICORDATO COMUNQUE che le attuali norme del Jobs Act sui controlli a distanza e la videosorveglianza vengono fuori da un lavoro di limatura che ha «ammorbidito» le posizioni ben più liberiste espresse dalla maggioranza renziana e dallo stesso governo. In Commissione Lavoro della Camera il testo è stato se non altro migliorato a maggiore garanzia dei lavoratori, grazie alle correzioni ottenute dalle forze di sinistra.

Il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda ha ripreso e rincarato la «condanna» già emessa il giorno prima da Gentiloni: «Ho chiarito ad Amazon – ha twittato – che i “braccialetti” non si usano e non si useranno in Italia. Bene investimenti ma con qualità del lavoro».