Nel mondo le foreste sono in costante e drammatica riduzione, in Italia invece accade proprio il contrario. Detta così sembra una felice controtendenza eppure il fenomeno della crescita del patrimonio boschivo nostrano va letto con meno superficialità perché indica una tendenza irreversibile che riguarda il nostro paese come tutti i paesi industrializzati: il bosco è in continua espansione (da 100 anni a questa parte) semplicemente perché le persone – i contadini – hanno abbandonato e continuano ad abbandonare le campagne per concentrarsi negli agglomerati urbani.

Con tutti i problemi che ne conseguono, anche se il bosco è un habitat affascinante. Vediamo i numeri. In tutto il mondo le foreste coprono circa quattro miliardi di ettari e questo inestimabile patrimonio di biodiversità viene letteralmente spolpato da uno sviluppo squilibrato che prende la forma di autostrade, edifici, aeroporti, infrastrutture di varia natura e grandi superfici destinate all’agricoltura intensiva.

Tornando a noi, invece, negli ultimi cento anni l’Italia ha raddoppiato la superficie boschiva tanto che ormai per un terzo è ricoperta da boschi. A fotografare la situazione, in occasione della «Giornata internazionale delle foreste», c’è un rapporto dell’Ispra condotto in collaborazione con altri istituti di ricerca, tra cui il Comando per la tutela forestale dei carabinieri. A livello mondiale ogni anno la Terra perde una superficie di foreste pari a circa 15 milioni di ettari (la metà del territorio italiano).

Questo scempio, oltre ad intaccare irreversibilmente il patrimonio della biodiversità contribuisce anche all’accumulo dei gas serra nell’atmosfera, provocando un impatto a livello globale che non danneggia solo le popolazioni che vivono all’interno di quelle aree depredate. In Italia, invece, i problemi e le risorse sono altri.

Al netto di problematiche sociali e culturali legate allo storico abbandono dei terreni agricoli, le aree boschive in Italia diventano una sorta di scrigno per la nostra biodiversità – una delle più ricche del pianeta – e di risorse per le economie dei territori.

Il principale problema invece è rappresentato dagli incendi che, soltanto l’anno scorso, hanno colpito 150 ettari di patrimonio boschivo. Soprattutto nel sud e nelle isole. Come sottolinea Coldiretti, negli ultimi dieci anni il fuoco in Italia ha distrutto 684mila ettari di alberi, minacciando pascoli e attività agricole. A bruciare, tanto per dare un’idea, è stata un’area grande cinque volte quella di Roma.

I roghi, spiega Coldiretti, hanno provocato ferite enormi ai territori e ci vorranno almeno quindici anni per ricostruire l’equilibrio perduto. Per intervenire in questa situazione, aggiunge l’associazione, sulla carta potrebbe tornare utile il nuovo Testo Unico forestale con il quale si riconosce che soltanto i boschi gestiti in modo sostenibile assolvono al meglio a funzioni decisive come appunto la prevenzione degli incendi e delle frane. Un impegno che, sempre sulla carta – per carità – potrebbe portare alla creazione di 35mila nuovi posti di lavoro.