Il nuovo governo Renzi inaugurerà il proprio cammino proprio nel «cambio stagione» dei grossi gruppi a controllo pubblico, che vedono scadere i propri cda e presidenti, con la previsione di un bel giro di poltrone entro la prossima primavera. Eni, Finmeccanica, Poste, Enel, Terna, tutte aziende che offrono dividendi ricchissimi al Tesoro e che disegnano una rete di potere su cui ogni esecutivo (potendole toccare o meno) sicuramente mette sempre gli occhi.

E se ieri Paolo Scaroni, potente numero uno dell’Eni (multinazionale dalle uova d’oro) ha offerto un generosissimo endorsement all’ormai uscente sindaco di Firenze, anche la Borsa ha salutato brindando l’avvento del «rottamatore» a Palazzo Chigi, dopo la freddezza mostrata invece nel giorno della sofferta «staffetta» con Enrico Letta.

L’indice di Milano ha infatti segnato un positivissimo 1,70%, dato ancora più significativo se si pensa che gli altri listini europei si sono mossi tutti su cifre ben più basse (+0,7% Francoforte, +0,5% Parigi e +0,1 Londra). E non basta, perché big quali Finmeccanica o Unicredit hanno salutato brindando l’arrivo di Renzi: Finmeccanica (+3,91%), Cnh Industrial (del gruppo Fca, ovvero la nuova Fiat-Chrysler, +2,98%), Banco Popolare (+3,1%) e Unicredit (+2,47%). Debole Luxottica, al contrario, (-0,25%) con l’ipotesi del suo ad Andrea Guerra ministro.

Va anche detto, per completezza, che il furore della Borsa è dovuto anche al primo dato, seppur debolissimo, di «ripresa» italiana: ovvero quel Pil del quarto trimestre 2013 al +0,1% (rispetto a quello precedente), dopo ben nove trimestri (ovvero oltre due anni, 27 mesi) in negativo o di mancata crescita. L’ultimo trimestre positivo era stato il secondo del 2011 (+0,2%).

Ma attenzione: resta negativo il dato tendenziale, ovvero -0,8% rispetto all’ultimo trimestre del 2012. Il Pil del 2013 crolla al -1,9%, e l’Ista calcola che in due anni abbiamo perso ben 63 miliardi di ricchezza prodotta nazionale.

Con questi dati, quasi una beffa per Letta che esce e ottimo viatico per Renzi che arriva, certamente avrà ancora più senso porre attenzione alle strategie poste dai grossi gruppi italiani per un 2014 che sia di reale crescita.

«Quel che mi piace di Renzi – ha spiegato Scaroni ieri a Bloomberg Tv – è la sua volontà di agire e di agire velocemente. Ha impeto, è davvero una persona che vuole riformare il Paese, e questo a volte non equivale a essere popolari. Ma quando si vuole qualcosa davvero si è già a metà strada».
L’ad di Eni ha confessato di voler rimanere al timone del big petrolifero, dopo 9 anni ininterrotti di mandato: «Certamente sono disponibile per un nuovo mandato – ha spiegato – Ho il miglior lavoro del mondo e mi diverto parecchio, quindi per me avere qualche altro anno di divertimento sarebbe una buona notizia». Infine la descrizione, di questo impiego così invidiabile: «È un lavoro molto eccitante: si viaggia in parti del mondo dove non va mai nessuno, come il Turkmenistan o l’Angola. Siamo nel mondo dei grandi numeri, degli affari e anche della politica internazionale, perché le risorse sono sempre una questione dei governi».

E gli altri? Scaroni nel 2005 aveva lasciato, dopo un triennio di guida, il suo posto all’Enel a Fulvio Conti, che come il manager dell’Eni ha già governato il suo gruppo negli ultimi 9 anni. E se Scaroni, nonostante i suoi auspici, dovesse essere «dimissionato», sarebbe forse proprio Conti a prendere il guinzaglio del cane a sei zampe. Lo prevede Sergio Rizzo sul Corriere della sera, giornale sicuramente non disinformato sulle grosse aziende, la finanza che conta e le poltrone d’oro.
All’Enel potrebbe arrivare a questo punto Massimo Sarmi, dopo 12 anni (pari a ben 4 mandati) al vertice delle Poste. Poste che vedevano in pole position per la nuova guida, prima che venisse travolto dalle inchieste e dalle critiche, il pluri-poltronato ex presidente Inps, Antonio Mastrapasqua.

In scadenza è pure il mandato di Flavio Cattaneo alla guida di Terna, mentre potrebbe subire un rimpasto anche Finmeccanica, che vede oggi al comando Alessandro Pansa (ad) e Giovanni De Gennaro (presidente).