Sono più di vent’anni che Le vie dei Festival porta nella capitale quegli spettacoli di punta, eccentrici e probabilmente impossibili nei cartelloni dei teatri istituzionali, che però raccontano un po’del senso e delle tendenze della ricerca teatrale oggi. E sfidando i tagli di budget (per i quali sono stati comunque obbligati a rinunce, come si legge sul loro sito, www.leviedeifestival.com) comuni a altre manifestazioni culturali, specie nella capitale, ormai sempre più in bilico su voragini non troppo metaforiche, la rassegna diretta da Natalia Di Iorio, continua con energica testardaggine il lavoro di ricerca che lo caratterizza dall’origine. Inaugura l’edizione 2014 Lo straniero, un’intervista impossibile, in cui Fabrizio Gifuni dà corpo e voce a Mersault, il protagonista del romanzo di Camus a cui fa riferimento il titolo, l’uomo che si scopre straniero a se stesso, paralizzato nelle sue scelte.

 
Camus ha scritto Lo straniero nel 1942 (per Gallimard), confrontandosi con la problematica esistenzialista, con i dubbi di quella dimensione umana a cui il suo personaggio non riesce a trovare più senso. Mersault è in carcere perché ha ucciso un uomo «a causa del sole» dirà ai giurati lasciandosi condannare senza difesa.
Gifuni legge le pagine del romanzo (la riduzione letteraria è di Luca Ragagnin) sulla scena pensata come spazio uno neutro dalla regia di Roberta Lena. All’attore si affianca un musicista/dj, e sono dei quadri musicali a scandire il racconto: da Killing an Arab dei Cure a The Stranger dei Tuxedomoon.

 
Nel cartellone troviamo poi Dolore sotto chiave (il 30 ottobre, al Teatro Vascello, ora al Piccolo di Milano fino al 19), con la regia di Francesco Saponaro, in cui l’autore prosegue la sua ricerca intorno al teatro di Eduardo De Filippo iniziata con l’allestimento spagnolo di Io, l’erede. Stavolta Saponaro lavora su due atti unici, Dolore sotto chiave e Pericolosamente, a cui unisce l’adattamento in versi e in napoletano della novella di Luigi Pirandello I pensionati della memoria. Tra le scene di Lino Fiorito, Tony Laudadio e Luciano Saltarelli.

 
È un ritorno quello del Belarus Free Theatre, gruppo che Le Vie dei Festival sostiene sin dagli esordi difficilissimi, nel 2005, in Bielorussia, dove è stato subito schedato e messo sotto controllo dal regime di Lukashenko. Da allora poco è cambiato, il Belarus continua a organizzare clandestinamente in Bielorussia i suoi spettacoli, e molti dei componentidel gruppo fondato da Natalia Koliada e Nikolaj Khalezin, sono stati costretti a fuggire in Gran Bretagna e in America specie dopo le proteste contro il regime del 2010 che hanno ferocemente accelerato le persecuzioni verso ogni dissenso.
A Roma si vedrà Red Forest – da un testo di Khalezin e di Koliada (al Vascello il 21 e il 22 ottobre) in cui il gruppo affronta il problema universale della devastazione dell’ambiente da parte dell’uomo, raccogliendo storie vere provenienti da tutto il mondo.