La spaccatura mattutina della maggioranza su Radio Radicale manda in tilt i 5 Stelle e si trasferisce da Montecitorio a palazzo San Macuto, sede della commissione parlamentare di vigilanza Rai. La seduta della vigilanza è dedicata alla votazione sul doppio incarico ricoperto da Marcello Foa, presidente del cda di viale Mazzini ma anche della consociata RaiCom. E presto la riunione diventa caotica. Mercoledì sera sembrava fosse stato raggiunto un accordo sull’emendamento della Lega che indorava la pillola indigesta per i pentastellati (il doppio incarico, appunto, del super presidente scelto da Matteo Salvini): nessun compenso aggiuntivo per i membri del consiglio d’amministrazione della Rai con incarichi anche nelle consociate, e nessuna delega gestionale attribuita al presidente di RaiCom.
Ma si fa mattina e qualcosa va storto, e quanto sta accadendo nella commissione bilancio della camera accende la tensione. Riunioni accese fuori dall’aula tra pentastellati divisi al loro interno e tra 5 Stelle e leghisti. Un via via dall’aula della commissione con i grillini che prima dicono che voteranno l’emendamento leghista poi cambiano di nuovo idea e i parlamentari degli altri partiti esterrefatti. Fino a che non manca il numero legale: seduta sospesa, niente voto su Foa, si rinvia alla prossima settimana. Il bis presidente per ora può stare tranquillo: i 5S, evidentemente preoccupati per la piega che sta prendendo la giornata che volge di nuovo a burrasca per la maggioranza, decidono di non affondare il colpo.

Ma il caso Foa non è limitato alla questione del doppio incarico. Il grillino Gianluigi Paragone, esponente della vigilanza, in una seduta della commissione lo aveva tra l’altro accusato di voler fare l’«amministratore delegato ombra», condizionando le decisioni dell’ad effettivo, Fabrizio Salini. Con un Salvini straripante dopo il risultato ottenuto alle europee, anche quello di viale Mazzini diventa per la Lega sempre più campo di conquista. Ma ora i 5 Stelle temono il precipizio e prendono tempo.

Quanto accaduto in vigilanza solleva le proteste delle opposizioni e dello stesso presidente della commissione, il forzista Alberto Barachini: «L’impossibilità di svolgere la seduta certifica lo scontro all’interno della maggioranza, che provoca la paralisi dei lavori. Una stigmatizzabile mancanza di rispetto che non intendo ulteriormente tollerare», tuona. Il Pd, con i capigruppo Marcucci e Delrio, chiede ai presidenti delle camere, Fico e Casellati, «di intervenire per assicurare il voto immediato della vigilanza sulle mozioni» che riguardano Foa. «Così non si può andare avanti», dicono anche i capigruppo di Leu, Federico Fornaro e Loredana De Petris.
Proteste anche per le ipotesi di palinsesti autunnali anticipate dai giornali, con Roberto Poletti, il «biografo» di Salvini, che oltre alla versione estiva si sarebbe guadagnato anche quella invernale di Uno Mattina, la «sovranista» Lorella Cuccarini alla Vita in diretta e la salvinizzata Monica Setta («ancora nessuna proposta ufficiale, ma ho tutti i titoli per tornare», dice lei) in pista sempre per un programma su Raiuno. «Con il 18 per cento dei voti in parlamento Salvini ha il controllo assoluto sulla Rai. Una situazione senza precedenti, una vera e propria emergenza democratica che va combattuta con ogni mezzo», scrive su Facebook il dem Michele Anzaldi. Che mette il dito nella piaga pentastellata: «Il Movimento 5 stelle è totalmente asservito al suo alleato di governo, accontentandosi di partecipare alla lottizzazione, peraltro da posizione succube. Il caso Foa ne è la dimostrazione più chiara: per settimane Primo Di Nicola e Paragone hanno detto che si doveva dimettere, poi arrivati al dunque hanno disertato la commissione».