Così come l’altro giorno, dopo aver chiuso il telefono con Matteo Salvini, Luigi Di Maio si era precipitato di fronte alla web cam per fornire in diretta Facebook la sua versione dello stato dell’arte delle trattative d’inizio legislatura, allo stesso modo Giulia Grillo e Danilo Toninelli, capigruppo in pectore del M5S rispettivamente alla camera e al senato, hanno raccontato in un video la loro giornata di incontri con le altre forze parlamentari.

I DUE GRILLINI hanno incontrato Pietro Grasso per Liberi e Uguali, il segretario reggente del Pd Maurizio Martina assieme al coordinatore della segreteria Lorenzo Guerini, il capogruppo uscente di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta e Giancarlo Giorgetti della Lega. Nel M5S si aspettano tempi lunghi e proprio per questo, per non apparire di fronte alla pubblica opinione come impelagati nella palude parlamentare, intendono marcare una differenza di stile rispetto alla consuetudine delle trattative a porte chiuse. Ecco allora che, archiviata da tempo la diretta delle riunioni sul modello Grande fratello, producono una video-velina quotidiana impacchettata con la coccarda della «trasparenza». È la versione istituzionale e tranquillizzante dei videomessaggi della scorsa legislatura, quella dell’opposizione inflessibile.

NEGLI INCONTRI, spiegano Grillo eTonineli, «abbiamo parlato del metodo» e «abbiamo presentato la nostra richiesta di avere la presidenza della Camera». «È giusto che vada a noi, per rispettare la volontà popolare che ha indicato la nostra come prima forza politica vincitrice delle elezioni», insiste Toninelli. La camera diventerebbe la sede in cui far passare un provvedimento sui vitalizi ricalcato sulla legge del Pd Richetti bloccata nella scorsa legislatura al senato. Con una sgrammaticatura istituzionale, Di Maio aveva sostenuto che questo provvedimento sarebbe stato oggetto del suo primo decreto una volta a Palazzo Chigi. A detta dei due presidenti di gruppo M5S, comunque, non ci sarebbe bisogno di una legge ma sarebbe sufficiente una delibera del presidente d’aula. Resta poi il mantra ripetuto nei giorni scorsi: «Le presidenze, a differenza degli ultimi venti anni, vanno svincolate dalla formazione del governo». Il che serve a tenersi le mani libere per blindare l’accordo con la Lega. Anche se, dice ancora Toninelli, «non stiamo procedendo a spartizioni».

QUELLO CHE PARE SICURO, perché confermato dagli altri protagonisti degli incontri, è che ancora di nomi non se ne stanno facendo. E tuttavia a un certo punto della serata si sparge la notizia: la Lega starebbe per cedere la camera al grillino Riccardo Fraccaro, in vantaggio su Emilio Carelli, e al senato andrebbe Giulia Bongiorno. E’ stata sì avvocata di Giulio Andreotti ma al M5S andrebbe bene in quanto non proprio amatissima da Silvio Berlusconi. Per Salvini, sarebbe meglio di Roberto Calderoli, che apparterrebbe alla storia della vecchia Lega e che non darebbe segnali di rinnovamento.

«Il centrodestra si è presentato in ordine sparso e non con un unico interlocutore, quindi abbiamo ritenuto di dover parlare con tutte le sue componenti», dice sempre Toninelli. I grillini sottolineano con perfida nonchalance di avere incontrato Lega, Forza Italia e altri esponenti della coalizione in separata sede. Uno modo per rimarcare le difficoltà della coalizione che, se fosse unita, avrebbe più parlamentari del M5S, non a caso Berlusconi ieri ha lanciato la campagna di scouting verso i parlamentari grillini.

Ma Di Maio e i suoi sanno bene che se la Lega dovesse davvero decidere di tirare la corda e tenere fuori Berlusconi dalla partita delle presidenze, questo avrebbe anche un significato politico. A maggior ragione sarebbe importante per mettere pressione a un Pd dal quale – riferisce Toninelli – è arrivata un «apertura» nei confronti della sua proposta sulle presidenze. Il dem Ettore Rosato chiarisce: «Siamo d’accordo sul metodo, ovvero che le presidenze delle camere vadano a 5 Stelle e centrodestra. Poi, quando ci faranno un nome, faremo le nostre valutazioni. Se avrà un profilo autorevole e di garanzia, il Pd potrebbe votarlo».

PER I 5S RIMANE PROPRIO un partito post-renziano l’interlocutore privilegiato per costruire il «contratto di governo» sui temi, quella che resta la formula ideale per trovare una maggioranza. E’ la partita di nervi di questi giorni, in attesa di un incontro tra Di Maio e Salvini che sancirebbe le nomine attese e darebbe l’avvio della legislatura con la scelta dei due vincitori delle elezioni di mettere in secondo piano gli altri contendenti. Per il momento, la preoccupazione dei colonnelli è quella di serrare le file delle truppe in attesa della scesa in campo dei comandanti.