«Questo è solo il primo passo, il lavoro sul taglio dei costi è appena iniziato» esulta il presidente della camera Roberto Fico dopo che l’ufficio di presidenza ha approvato la sua proposta sul taglio dei vitalizi degli ex deputati. Dunque, a partire dal prossimo primo gennaio, gli assegni mensili di 1240 ex deputati verranno ricalcolati su base contributiva. Il risparmio, dicono le stime degli uffici della presidenza della camera che affermano di aver lavorato a contatto con Inps e Istat, si aggira attorno ai 40 milioni di euro annui.

UNA CIFRA NON ENORME che per sua natura era comunque destinata a decrescere gradualmente, visto che vale soltanto per chi ha avuto un seggio in parlamento prima del 2011, anno in cui il governo Monti abolì i vitalizi per i nuovi eletti. La misura, peraltro, penalizza chi è stato alla camera per poche legislature e paradossalmente favorisce i deputati di lungo corso, anche se il testo fissa un tetto agli emolumenti e dispone eccezioni alle restrizioni economiche in casi particolari di «non autosufficienza»: «Non vogliamo misure punitive», promette Fico.

Arrivano parole di fuoco dalla controparte, rappresentata da Antonello Falomi, presidente dell’associazione che raccoglie gli ex parlamentari. Falomi viaggia controcorrente, sfida il senso comune sugli «odiosi privilegi» dei politici: «Le vere vittime non sono gli ex deputati, persone piuttosto anziane molte delle quali hanno gravi problemi di salute e di assistenza – afferma – Le vere vittime sono i cittadini italiani. Per loro non ci sarà più certezza dei diritti stabiliti dalle leggi. Per loro non ci saranno più parlamentari liberi di svolgere in piena autonomia il loro ruolo, ma parlamentari sottomessi ai condizionamenti economici».

SE SI ESCLUDONO gli ex parlamentari, il consenso è larghissimo. Hanno votato a favore i due partiti di maggioranza, M5S e Lega, assieme Fratelli d’Italia e al Pd, che rivendicano la primogenitura della battaglia. Dubbi, non nel merito ma sul metodo e sulla legittimità costituzionale del provvedimento, arrivano soprattutto dai berlusconiani. Il rappresentante di LeU in ufficio di presidenza, Luca Pastorino, non ha partecipato al voto.

«Avevamo chiesto di ascoltare almeno il parere di un costituzionalista – spiega Pastorino – Serviva un quadro sul ricalcolo retroattivo dei contributi pensionistici che viene introdotto per la prima volta in Italia». Ma i grillini, che hanno festeggiato con champagne e palloncini gialli davanti a Montecitorio, si dicono certi che la misura sia inattaccabile. «Credo ci sia un retropensiero – sospetta Ettore Rosato dal Pd – Quando la Consulta boccerà la delibera si stracceranno le vesti e così potranno parlarne ancora».

Adesso la palla passa al senato, dove la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati attende di avere maggiori certezze circa la regolarità costituzionale del provvedimento che tocca diritti acquisiti. Il consiglio di presidenza del senato audirà tra gli altri il presidente dell’Inps Tito Boeri, che alcuni detrattori considerano come ispiratore della manovra, «cavallo di Troia» di un futuro taglio delle pensioni.

FUORI DALLA CAMERA, intanto, Di Maio alza il calice. Sa che la pressione dell’opinione pubblica su un tema divenuto ormai simbolico contribuirà a fugare i dubbi dell’altro ramo del parlamento. Per questo rilancia: «La settimana prossima presenteremo in commissione un ddl per tagliare le pensioni d’oro». A proposito di sforbiciate, il ministro ai rapporti col parlamento e alla democrazia diretta Riccardo Fraccaro ricorda l’impegno, contenuto nel contratto di governo, sulla riduzione dei parlamentari di circa un terzo. L’obiettivo, dice, è arrivare a «400 deputati e 200 senatori».

POCO PRIMA, DAVANTI alla seduta congiunta delle commissioni affari costituzionali, lo stesso Fraccaro aveva esposto le proposte di riforma costituzionale per «valorizzare il ruolo del parlamento» e realizzare la «Terza repubblica dei cittadini». Tra di esse, l’abrogazione del quorum per il referendum abrogativo e l’istituzione di quello propositivo. Non è ancora una proposta organica, ma Fraccaro sente che il momento è quello giusto: «Ormai nulla è impossibile».