Un trentesimo compleanno trascorso nella peggiore prigione d’Egitto, Tora. Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna arrestato al rientro al Cairo il 7 febbraio 2020, è ancora dietro le sbarre senza che si sia mai arrivati a processo. Ieri, giorno del suo compleanno, tante iniziative hanno voluto tenere accesa l’attenzione sulla sua vicenda.

Nella sua Bologna è stata inaugurata l’esposizione «Patrick patrimonio dell’umanità»: 50 striscioni sotto il portico che da porta Saragozza arriva all’arco del Meloncello, che l’artista Gianluca Costantini ha dedicato a 50 prigionieri di coscienza di 13 paesi del mondo. All’inaugurazione erano presenti anche Rita Monticelli, coordinatrice del master Gemma frequentato da Zaki, e Mirko Degli Esposti, prorettore dell’Unibo.

E mentre a Roma al presidio dell’Usigrai a Piazza Santi Apostoli, Beppe Giulietti ricordava Patrick («Zaki è in quel carcere per le sue opinioni, per le sue critiche a un regime che ha torturato e ucciso Giulio Regeni»), Amnesty International chiedeva conto dei passi fatti per riconoscergli la cittadinanza italiana: «Il 14 aprile scorso il Senato ha votato un odg sulla cittadinanza italiana – ha commentato il portavoce Riccardo Noury, presente all’iniziativa di Bologna – Vi risulta che il governo abbia fatto qualcosa? A me no ed è un segnale di disinteresse».

Stessa richiesta al governo giunge da varie parti politiche, da Letta e Boldrini (Pd) a Nicola Fratoianni ed Erasmo Palazzotto di Sinistra italiana.

Per il M5S parla Michela Montevecchi, capogruppo in commissione Diritti Umani e prima firmataria della mozione per la richiesta di attivazione della Convenzione Onu contro la tortura: «Sto depositando due interrogazioni, al ministro degli Esteri Luigi di Maio e al presidente del Consiglio Mario Draghi, per chiedere quali azioni si intenda intraprendere e quali valutazioni siano state fatte al fine di utilizzare gli strumenti contenuti nella Convenzione delle Nazioni unite contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti».