embra incredibile, ma è passato un quarto di secolo esatto da quando apparve quel disco che in copertina portava l’immagine potente e sarcastica di un mulo che teneva tra i denti una bandiera a stelle e strisce. Era il biglietto da visita dei Gov’t Mule, guidati dalle dita di sciamano sulle corde di Warren Haynes. Un ragazzo del Sud che s’era trovato anche a rilevare il posto di Duane Allman nei leggendari Allman Brothers, e lì aveva trovato grinta e idee.La «sua» creatura, i Muli, ha sempre messo in conto quel suono Southern, ma anche aperture jazz, reggae, hard rock classico, fusion, perfino il prog psichedelico floydiano. Di tutto un pop, insomma: con un piglio aggressivo che sembra fatto apposta per contentare un paio di generazioni rock. In studio i Muli hanno sempre reso bene, ma non benissimo, è solo il palco che restituisce l’effervescente marcia in più da jam band. Giusta quindi la decisione di celebrare il venticinquennale con una presa diretta dallo storico Capitol Theatre di Port Chester.