La Lifeline è approdata a La Valletta ieri nel tardo pomeriggio, dopo sei giorni di stallo nel Mediterraneo e una lunga trattativa partita lunedì e terminata solo ieri mattina.

I 233 migranti (quattro in condizioni critiche) hanno toccato terra dopo aver sofferto il mal di mare per tre giorni, tanto che il governo maltese intorno alle 10 aveva comunque autorizzato la nave della ong tedesca a entrare nelle acque territoriali per cercare riparo dalle onde.

In porto l’equipaggio ha trovato l’autorità giudiziaria pronta al sequestro della barca e all’avvio di un’indagine: «Il capitano ha ignorato le leggi internazionali e gli ordini ricevuti dal Comando dei soccorsi di Roma – ha dichiarato il premier maltese, Joseph Muscat – oltre ad aver spento il trasponder varie volte rendendosi non tracciabile. L’Olanda ha confermato che l’imbarcazione non è nel loro registro dei mercantili, risulta come nave da diporto e, come tale, non può compiere intercettazioni di naufraghi».

La Valletta aveva condizionato l’ok allo sbarco alla disponibilità dei paesi europei ad accogliere i migranti, il via libera è arrivato da otto Stati: la stessa Malta, Belgio, Italia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Olanda. Si sono sfilate la Spagna, che è alle prese con il flusso dal Marocco, e la Germania per l’opposizione del ministro dell’Interno, Horst Seehofer, e del suo partito, la Csu.

«Quello della Lifeline è un caso singolo – ha proseguito Muscat – Chi ha diritto all’asilo sarà protetto, i migranti economici saranno rimpatriati, le autorità europee si occuperanno delle procedure. Ogni stato accoglierà secondo la sua capacità».

L’Ue ha disinnescato la crisi diplomatica prodotta dalla Lifeline in vista del vertice a Bruxelles, ma solo a patto di non trasformare la soluzione in un precedente e soprattutto chiedendo una punizione esemplare della ong che si era rifiutata di consegnare i migranti alla Libia.

L’equipaggio rivendica la propria condotta: «Il solo ordine a cui la nave si è rifiutata di obbedire è quello di riconsegnare i naufraghi alla Guardia costiera libica perché in contrasto con la Convenzione di Ginevra, che vieta i respingimenti in paesi dove la vita è minacciata».

Il cofondatore dell’ong Alex Steier attacca Seehofer: «Sembra che manchi solamente il suo ok. Agisce come il suo collega italiano, Salvini, e rende il governo tedesco complice di mancata assistenza alle persone in pericolo. Sta giocando una partita di potere interna al suo partito a costo dell’incolumità delle persone».

La replica è arrivata dallo stesso ministro dell’Interno tedesco che ha posto tre condizioni per accogliere una quota di migranti: nave sequestrata; equipaggio perseguito penalmente; evitare che la vicenda venga replicata. «Tra Libia e Sud Europa non possono esserci shuttle», il commento finale di Seehofer.

«Ci sono dei lander disponibili a prendere dei migranti, ma può accadere solo in accordo con il governo», ha spiegato la segretaria generale della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer. In Francia dovrebbero arrivare in 50. Il portavoce del governo, Benjamin Griveaux, ha accusato la Lifeline di aver messo in pericolo le vite dei naufraghi, per poi evidenziare che la ong è tedesca eppure da Berlino non è arrivata alcuna disponibilità.

Il premier Giuseppe Conte ha esultato ritwittando il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli: «Una grande vittoria per l’Italia che può diventare un vittoria per l’Europa». Il presidente Macron e Conte avevano rivendicato la paternità della svolta grazie alla riunione informale di lunedì sera a Roma, ma Malta ha invece sottolineato il proprio ruolo in collaborazione con l’Ue. Il premier italiano ieri ha insistito: «Ho favorito questa soluzione, stiamo cercando di cambiare l’approccio ai temi dell’immigrazione».

Ad attaccare i soccorritori ci hanno pensato i ministri: «Ci sono due ong che navigano in maniera illegale (Seefuchs e Lifeline ndr). Sono degli irresponsabili», il commento di Toninelli. «La nave fuorilegge Lifeline arriverà a Malta e lì verrà bloccata. Altro successo del governo italiano – ha esultato Salvini – A Tripoli ho visitato un centro per immigrati controllato da personale Onu, una risposta a quelli che dicono che non si possono rimandare gli immigrati in Libia».

Il portavoce della Marina di Tripoli, Ayyoub Qasem, plaude al leader leghista, a cui il governo di Fayez al Sarraj ha chiesto nuovi investimenti: «Le dichiarazioni del ministro Salvini sono buone. Il punto importante è la chiusura dei porti alle ong».