C’è chi dice No. E svolge fino in fondo il ruolo dell’opposizione alla Grexit. Sono i 127 deputati dei Grünen e della Linke (rappresentano il 17% dei tedeschi) che hanno alzato un vero e proprio muro in difesa di Atene. Attaccano a testa bassa la cinica intransigenza di Cdu & Spd, denunciano la «follia» di escludere la culla dell’Europa dall’Ue, e avvertono che il conto politico ed economico non lo pagherà Angela Merkel ma milioni di tedeschi. Una spina nel fianco della Grosse Koalition; l’altra faccia della Germania che crede ancora alla solidarietà come valore fondante dell’Unione.
«I negoziati sono un disastro. Peggio: è la svendita dell’idea stessa di Europa» riassume Anton Hofreider, classe 1970, capogruppo (insieme a Katrin Göring-Eckardt) dei Verdi al Bundestag. Non fa sconti ai «piccolissimi tecnocrati che soffocano le trattative» e punta l’indice contro «chi strizza pesantemente l’occhio ai vantaggi a breve termine senza avere una visione di lungo periodo».
Parole dure “controfirmate” dal collega Sven Christian Kindler, portavoce per la politica di bilancio dei Grünen: «Le istituzioni non devono piegarsi all’ultimatum alla Grecia, all’aut-aut di “bere o affogare”. I negoziati vanno guidati politicamente: a meno che non si negozi su un piano di parità, ogni mediazione è inevitabilmente destinata a fallire». Il problema? «La cancelliera Merkel ha assunto solo su di sé la responsabilità delle trattative per poi lasciarne la conduzione ai sostenitori della Grexit che ruotano intorno al ministro Schäuble».
Per i Verdi, le misure del falco della Cdu (che è anche Cavaliere di gran croce dell’ordine al merito della Repubblica italiana…) «si basano esclusivamente su obiettivi finanziari miopi e agiscono in modo recessivo. Di sicuro, così, l’economia greca non si rimette piedi e con il proseguimento dell’austerità la Grecia non esce certo dall’impasse – ammonisce Hofreider – Atene ha bisogno di tempo per attuare le riforme che devono essere anche eque, nel settore statale».
Sulla stessa trincea la giovane capogruppo della Linke Katja Kipping, 37 anni, che plaude alla decisione del governo Tsipras di indire un referendum sulle condizioni-capestro dei creditori.«La democrazia funziona così. Il primo ministro greco non fa altro che combattere risolutamente politiche sbagliate e l’ostinazione della cancelliera e delle istituzioni europee a un’austerity davvero insensata». Con Bernd Riexinger (con cui divide la carica al Bundestag) fa il conto dell’eventuale default di Atene.«La crisi può costare 84 miliardi di euro al contribuente tedesco. Merkel aveva giurato di prevenire ogni danno alla Germania: sta facendo l’esatto contrario!».
Per il vertice della Linke «la cancelliera e i tecnocrati delle istituzioni europee devono mettersi bene in testa che sono le persone a decidere il proprio destino, non le banche. Come tedeschi di sinistra possiamo assicurare che metteremo ogni genere di pressione al governo federale per far rispettare la scelta democratica di greche e greci».
Il piano B? C’è, eccome. Secondo Hofreider e Kindler, «ristrutturazione del fisco con una tassazione effettiva del patrimonio, lotta contro la corruzione e investimenti socio-ecologici, ristrutturazione del debito di Fmi e Bce entro il 2020».
Ma il carico da novanta lo mette lo storico leader della sinistra, Gregor Gysi: «La cancelliera Merkel deve intervenire. Adesso. Il destino dell’Europa è nelle sue mani. Ha abbastanza influenza per imporre una battuta di arresto alla follia tecnocratica. Se ciò non avviene sarà il suo più grande errore e l’inizio di una crisi permanente. Per la Germania e per l’intera Europa».