«I difensori dei diritti umani internazionali e locali e gli attivisti che denunciano l’occupazione militare subiscono intimidazioni continue da parte delle autorità e della destra. Il visto di soggiorno negato al membro di Human Rights Watch è solo l’ultimo abuso in ordine di tempo. Però non ci arrendiamo». Così Yehuda Shaul, uno dei fondatori dell’ong israeliana Breaking the Silence (BtS) ha commentato la decisione del ministero dell’interno di negare il visto di soggiorno all’avvocato americano Omar Shakir, nominato da Human Rights Watch direttore dell’ ufficio in Israele e Territori palestinesi. BtS e altre ong dei diritti umani – Amnesty, B’Tselem, Adalah, Yesh Din – hanno espresso piena solidarietà a Hrw e Shakir e promesso che «nè la chiusura dei confini alle associazioni dei diritti umani e agli attivisti, nè altre misure prese dal governo israeliano contro le organizzazioni che criticano l’occupazione ci fermeranno da documentare le violazioni dei diritti umani nei territori controllati da Israele».

Il visto negato a Omar Shakir è in ordine di tempo l’ultimo provvedimento restrittivo adottato dal governo Netanyahu contro individui ed organizzazioni che, spiega l’esecutivo israeliano, mantengono una linea ostile allo Stato ebraico, diffondono la «propaganda palestinese» e appoggiano il Bds, la campagna internazionale di boicottaggio di Israele. Una nuova legge inoltre permette, ai terminal di frontiera e all’aeroporto di Tel Aviv, di vietare l’ingresso ad attivisti e simpatizzanti stranieri del Bds. E sanzioni sono state decise già da tempo nei confronti delle ong israeliane che appoggiano il Bds.

Il diritto di critica alle autorità israeliane per le politiche che attuano in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est si fa ancora più incerto se il portavoce del ministero degli esteri israeliano, Emmanuel Nachshon, arriva ad affermare che Hrw, presente in 90 Paesi, «non è una vera organizzazione umanitaria» e «opera in maniera evidente ed inequivocabile contro lo Stato d’Israele». Human rights watch in questi anni ha solo svolto il suo compito effettuando un’azione di monitoraggio e denuncia del tutto simile a quella che fa in altre regioni del mondo, con lo stesso linguaggio e modalità. Ha redatto rapporti critici sull’occupazione israeliana dei Territori palestinesi, denunciando anche le violazioni dei diritti umani compiute in Cisgiordania dall’Autorità nazionale palestinese e a Gaza dal movimento islamico Hamas. Lo stesso il Dipartimento di Stato americano non ha potuto fare a meno di criticare la decisione di Tel Aviv di negare il permesso a Omar Shakir. Il ministero degli esteri israeliano ha quindi addolcito la sua posizione sostenendo che i rappresentanti stranieri di Hrw potranno entrare con il visto turistico.

Israele ieri ha rivolto un attacco anche al Consiglio Onu per i diritti umani che aveva criticato la condanna, che considera «eccessivamente indulgente», a 18 mesi di detenzione inflitta al soldato israeliano Elor Azaria che l’anno scorso a Hebron uccise e sangue freddo un assalitore palestinese ferito e non in grado di nuocere. «Ancora una volta – ha scritto su Facebook il ministro della difesa Lieberman – in base al metro distorto di moralità del Consiglio per i diritti umani un proiettile sparato da Azaria contro un terrorista è più grave di milioni di proiettili che uccidono innocenti in Siria, in Libia, in Iraq e nello Yemen».