«I festival di cinema riflettono l’ambiente culturale in cui si svolgono. Probabilmente è stato sempre così ma certe idee o discussioni forse avanzano un po’ più velocemente in alcune parti del mondo piuttosto che in altre. Penso che sia giusto, e che ogni festival per questo deve trovare la propria identità». In questo modo Cameron Bailey, nuovo codirettore del festival di Toronto di cui è direttore artistico dal 2012 riassume la ricerca e le scelte di programmazione dell’edizione numero 44 che si chiuderà domenica prossima. Nero, che non è comune nella direzione dei grandi festival, nato a Londra, famiglia originaria delle Barbados, cresciuto in Canada, studi di letteratura all’università dell’Ontario, e poi di cinema e musica a Londra – è autore di un libro sulla cineasta canadese black Jennifer Hodge de Silva (1951-1989), Bailey è fermamente convinto che la cultura in Canada è fatta dai migranti. Una idea che si conferma nel festival, da sempre attento alle diversità di gender e culturali, ma che quest’anno ne ha fatto il centro della riflessione.

TUTTO AL FEMMINILE è How to Build a Girl, spirito teenager anti-brexit che irrompe sul red carpet del Festival con un’ esordiente inglese di origini lituane, Coky Giedroyc, un urlo di ribellione che viene dal Midlands, tra le zone più povere del Regno Unito. Adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Catlin Moran, è la storia semi-autobiografica della scrittrice, diventata giornalista di grande successo proveniente dalla working class inglese. Protagonista è Johanna (Beanie Feldstein), una ragazzina sedicenne sovrappeso, goffa, intelligente e brava a scuola, di una famiglia della working class di Wolverhampton (West Midlands). Sognatrice ambiziosa vuole diventare una scrittrice e incontrare Mister Darcy, i suoi miti sono Oscar Wilde, Marx, Virginia Woolf, l’obiettivo è costruire una nuova ragazza vincente.

La fortuna è dietro l’angolo: Johanna risponde ad un annuncio in cerca di critici rock e si ritrova in una redazione di giovani upper-class e snob rapiti dall’esuberanza della ragazzina. La favola diventa vera: assunta si reinventa come Dolly Wilde, si tinge i capelli di rosso carota, si avventura nei charity shops e si trova una nuova uniforme di diva rock. Il successo è immediato, la sua scrittura rapisce lettori vecchi e giovani. Coky Giedroyc costruisce una storia sincera, immediata, divertente, con il supporto della Monumental Picture – la stessa di Suffragette. Il suo è un film provocatorio nel modo giusto, anti-Brexit, che punta il dito sul divario sociale, sul classismo e lo snobismo degli intellettuali conservatori, compagni di scuola da Eton a Cambridge è il gruppo degli intoccabili (gli stessi di Boris Johnson).

LA STORIA della ragazzina ribelle grassottella e sexy, non è una commedia tipo Love Actually o Bridget Jones, anche se si ride molto di più. Va contro corrente in tutti i sensi. Johanna non è un po’ sovrappeso come Bridget Jones (quella era una storia di una donna della middle class), ma è veramente sovrappeso (come lo sono molte ragazzine e donne delle aree meno agiate del Regno Unito), appartiene alla working class che è quella che sta soffrendo pe la crisi Brexit. La vera rivoluzione della rom-com britannica è nel finale femminista: l’happy ending è inevitabile, ma Johanna corona il suo sogno da sola, non sposa nessun Mister Darcy, non ne ha bisogno. Dopo la seconda delusione amorosa, si risolleva e a 16 anni si sente pronta a riconquistare il mondo, e il successo le bacia di nuovo la mano, questa volta ad offrirle un contratto non sono dei ragazzi snob ma una editrice donna, intraprendente, forse upper-class, interpretata magnificamente da Emma Thompshon.

EMOZIONANTE nel modo giusto, ilare, dinamico e sagace, questo piccolo esordio, pieno di musica rock e travestimenti bizzarri, centrato su un personaggio femminile dice molto sulla situazione socioeconomica, sui post codes sfortunati, attraverso una storia di emancipazione a tutto tondo di un personaggio che dà una bella lezione ai critici spenti.