L’antologica collezione horror di Supermassive Games, The Dark Pictures Anthology, approda come di consueto, a ridosso di Halloween, con un nuovo titolo, House of Ashes.
Cambia l’ambientazione, non più una lugubre cittadina come in Little Hope o una claustrofobica nave abbandonata come in Man of Medan, ma un più soleggiato contesto, l’Iraq del 2003. Almeno così sembra. Anche perché, dopo un intro molto action, seguiamo le vicissitudini di cinque soldati, quattro marines e un militare al servizio di Saddam, persi in un dedalo di grotte scure, alla ricerca di una via d’uscita dopo che la sabbia li ha letteralmente inghiottiti. Ovviamente non sarà quello il loro unico problema.

Molto efficace visivamente con una regia dinamica, un sistema di luci e ombre strepitoso, e personaggi che si muovono meno incartapecoriti dei precedenti capitoli, House of Ashes è il segmento più riuscito di questa serie, inaspettatamente a dire il vero, soprattutto dopo Little Hope, tanto bello da vedere quanto deludente nel gameplay e nella storia troppo prevedibile.
Invece qui, grazie anche ad un ritmo più concitato e ad una riuscita umanizzazione dei personaggi, legati da realistici rapporti umani, tutto sembra rasentare, se non raggiungere, la perfezione.

Sarebbe un peccato raccontare troppo, ma lode a Supermassive Games che finalmente abbandona il colpo di scena finale per dedicarsi ad una storia soprannaturale che riesce a trasportare nel videogame l’atmosfera di Aliens – scontro finale, The descent e la mitologia del capolavoro horror per eccellenza, L’esorcista, con l’apparizione del demone assiro Pazuzu, portatore di tempeste e siccità, di carestie e locuste. Una storia, come detto, con mostri, presenze demoniache e un certo gusto deliziosamente gore nelle morti (probabili) dei nostri cinque eroi.

Molto interessante anche la LORE dietro l’orrore che ci apprestiamo ad affrontare, con un primo segmento che ci proietta nel lontano passato dove facciamo la conoscenza con il re Naram-Sin, sanguinario sovrano con il vizio di decapitare i suoi nemici, siano uomini o bambini. È qui che si palesa la minaccia che i marines dovranno affrontare nel futuro: mostri feroci e potenti che ovviamente il gioco non ci mostra. Man mano che l’avventura prosegue però possiamo trovare, grazie a degli appunti disseminati nelle aree, delle importanti informazioni da una precedente spedizione, avvenuta durante gli anni 40, che vide un archeologo alle prese con un’analoga minaccia, capace di possedere i corpi dei suoi uomini e soprattutto della moglie. I riferimenti al cult Evil Dead in questa parte sono evidenti, resi ancora più efficaci e inquietanti non da una mera esposizione dei fatti passati, ma da una proiezione in bianco e nero degli eventi raccapriccianti, quasi fosse la visione di un super 8.

La telecamera stavolta non è fissa, ma si può spostare di 360 gradi, e le interazioni tra i personaggi portano finalmente a reazioni future, il cosiddetto effetto farfalla, meno forzate e più verosimili con la sensazione di essere noi, stavolta, e non il gioco, gli artefici della rovina o della salvezza dei nostri eroi.
Con tre difficoltà, eventi quick time più reattivi, la sensazione di giocare più che assistere ad un film interattivo, House of Ashes si conferma, con Resident Evil: VILLAGE, l’esperienza horror più notevole di questo 2021, perfetto per Halloween.