Ieri l’Alta corte di Hong Kong ha ordinato ai manifestanti per la democrazia di cessare l’occupazione delle strade nel distretto di Mong Kok. Gli attivisti hanno espcificato che invece proseguiranno nelle loro proteste. Il rischio è dunque di una nuova escalation, proprio alla vigilia del primo incontro fra studenti e governo, fissato per oggi.

L’ingiunzione dell’Alta corte è giunta in risposta alle istanze presentate da due associazioni di tassisti e una compagnia di autobus. Come raccontano i media locali, il giudice Jeremy Poon Shiu-chor ha accolto gli argomenti dei ricorrenti, dichiarando che la protesta, ha provocato «inconvenienti» e disturbo della quiete pubblica. Inoltre il giudice ha affermato che una prolungata occupazione dell’area potrebbe condurre a maggiore violenza fra polizia e manifestanti.

I manifestanti a Mong Kok, sostiene il sovrintendente per le pubbliche relazioni della polizia, Hui Chun-tak, «tengono gli ombrelli in mano e appaiono pronti a caricare i cordoni della polizia. Gridano contro i nostri agenti e incitano a caricare i cordoni della polizia per creare il caos. Malgrado non vi sia stato uno scontro, la crisi può scoppiare in ogni momento». Intanto, alla quarta settimana di una protesta che è stata sostanzialmente a carattere pacifico, il capo dell’esecutivo di Hong Kong, Leung Chun-ying, ha parlato oggi di «infiltrazioni straniere» nel movimento degli studenti.