Il successo dello sciopero generale, capace di dimostrare come la società di Hong Kong sia unita nelle sue richieste di mantenimento del proprio status autonomo rispetto alla Cina, potrebbe già barcollare stamattina: nella giornata di oggi è annunciata una conferenza stampa dell’ufficio del governo cinese che si occupa di Macao e Hong Kong.

Secondo quanto trapelato ieri, oggi saranno comunicate «novità». Di sicuro si tratta qualcosa di rilevante, considerando che perfino in Italia l’ambasciata cinese ha convocato un incontro con la stampa proprio sulla questione di Hong Kong. Probabilmente si tratterà di una spiegazione di quanto accadrà oggi, partendo dal presupposto cinese, riabilitato in epoca Xi Jinping, che ai «barbari» occidentali vada spiegato per bene cosa decide il partito comunista, senza lasciare libere interpretazioni che rischierebbero di mettere in cattiva luce la Cina.

Sempre che naturalmente venerdì Hong Kong ci sia ancora. A questo punto, riguardo a quanto sta accadendo nell’ex colonia britannica, tutta l’attenzione è concentrata sulle intenzioni di Pechino, la cui dirigenza è in conclave, come ogni estate, a Beidahe dove oltre alle proteste di Hong Kong si dovrà anche escogitare una strategia capace di contenere il danno che potrebbe derivare dalla nuova ondata di dazi anticipata da Trump e in partenza, forse, dal primo settembre.

Il clima a Hong Kong, intanto, nel week end non è cambiato: immense manifestazioni, sciopero e repressione della polizia. Almeno 82 persone sono state arrestate per gli scontri nel corso delle manifestazioni di ieri, dopo che i manifestanti hanno bloccato Harcourt Road, Nathan Road e Lung Cheung Road mentre la polizia sparava gas lacrimogeni.

E ieri è tornata a parlare Carrie Lam, la chief executive della città. Nel corso di una conferenza stampa ha accusato oggi i manifestanti pro-democrazia di puntare a «distruggere» la città, spingendo «Hong Kong in una situazione molto pericolosa». Durante la conferenza stampa di ieri- la prima da oltre due settimane – la chief executive ha confermato la sua linea contro ogni compromesso con i manifestanti e la piena solidarità per la polizia locale. non ha esibito alcun segnale di voler scendere a compromessi con le richieste di maggiori libertà democratiche e di indagini indipendenti sulle violenze delle forze dell’ordine, che costituiscono le principali tra le richieste dei manifestanti che per oggi hanno indetto uno sciopero generale nella ex colonia britannica.