La governatrice di Hong Kong canta vittoria per il risultato delle elezioni del Legislative Council (LegCo), che si sono tenute domenica con il nuovo sistema elettorale voluto da Pechino. E lo fa nonostante l’affluenza ai minimi storici: ai seggi per votare i “patrioti” del parlamentino dell’ex colonia britannica si è presentato il 30,2% dei 4,5 milioni di elettori.

Gli hongkonghesi sono stati chiamati alle urne per eleggere 20 legislatori su 90; gli altri 40 sono stati scelti da una commissione controllata dal governo cinese e i restanti 30 dai “collegi funzionali”, il cuore industriale e imprenditoriale della città.

Alle elezioni, cui hanno avuto accesso solo candidati selezionati dal governo, non erano infatti presenti gli esponenti dell’opposizione, ora in carcere o in esilio.
Nel LegCo siederanno solo membri dei partiti pro-establishment, mentre un solo seggio è andato all’unico candidato centrista.

Ma il voto, posticipato per più di un anno a causa della pandemia, è stato preceduto da polemiche e mandati di arresti. Dove gli attivisti hanno invitato le persone a non recarsi alle urne in segno di protesta, il governo ha reso illegale l’incitamento al boicottaggio. Ma le minacce non hanno spaventato chi ha disertato il voto o chi ha presentato scheda bianca.

Soddisfatta Carrie Lam che ha elogiato la “bellissima campagna elettorale”, nonostante un programma monotematico. La Chief Executive è volata a Pechino per un briefing sul risultato elettorale. Ma anche per mettere le basi per normare l’articolo 23 della Basic Law, che consente alle autorità di intervenire su tradimento, secessione, sedizione, sovversione contro il governo centrale, furto di segreti di Stato, divieto di formazioni politiche legate a enti stranieri. La proposta era già approdata in parlamento nel 2003, ma cadde per la forte opposizione.

Adesso, con un LegCo filogovernativo, il processo di approvazione sarà facile. Perché la Cina, come Hong Kong, ha una democrazia depurata dalle influenze straniere. Lo ha ribadito Pechino che, subito dopo il voto, ha pubblicato un white paper su democrazia e sistema politico di Hong Kong per sottolineare come l’era del colonialismo britannico abbia segnato una battuta d’arresto sui diritti umani e politici. Hong Kong, si legge nel documento, ha conosciuto la democrazia solo quando è tornata alla Cina. La stessa che, in 25 anni, ha infranto le promesse del modello “un paese, due sistemi”.