I sindacati hanno sottoscritto ieri al ministero dello Sviluppo economico un verbale dove viene ribadita la conferma dell’incontro su Honeywell il 4 giugno prossimo, alla presenza del ministero del Lavoro e dell’azienda, per verificare i motivi che hanno portato a mettere in discussione la concessione della cassa integrazione straordinaria per circa 400 lavoratori.

Ieri i dipendenti del gruppo specializzato nell’automotive che ha sede ad Atessa (Chieti), hanno manifestato a Roma, davanti al ministero, chiedendo risposte. «Per noi – spiega il segretario nazionale Fim Cisl, Ferdinado Uliano – la cassa integrazione è necessaria per evitare i 430 licenziamenti e accompagnare il processo di reindustrializzazione previsto nell’accordo. Il ministero dello Sviluppo si è impegnato a chiedere all’azienda un ulteriore proroga di un mese dell’attività; un periodo che deve essere impegnato per esaminate tutte le possibilità per concretizzare la concessione della cassa integrazione».

«Il processo di reindustrializza- zione e di ricollocazione occupazionale dei lavoratori – conclude il sindacalista della Fim Cisl – deve essere confermato e accelerato nella sua risoluzione per dare una prospettiva occupazionale ai lavoratori colpiti da questa difficile vertenza, mentre sicuramente le responsabilità dei diversi ministeri e dell’azienda non devono cadere sui lavoratori e le loro famiglie».

«Istituzioni impotenti e contraddittorie», ha commentato Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm, responsabile dei settori auto ed elettrodomestici. «La vertenza Honeywell – ha aggiunto – è tristemente esemplificativa della impotenza e della contraddittorietà delle istituzioni italiane, che prima non sono riuscite in nessun modo a scalfire la decisione della multinazionale di chiudere il sito abruzzese e ora stanno perfino negando la cassa integrazione, vanificando la speranza di evitare i licenziamenti attraverso quella reindustrializzazione che era stata caldeggiata a parole dallo stesso governo. Abbiamo manifestato in un tentativo estremo di evitare che quattrocento colleghi perdano il lavoro, cosa che purtroppo accadrà nel giro di pochi giorni se non verrà concessa la cassa integrazione e non verrà avviato un percorso reale di ricerca di nuovi investitori».

Dopo la protesta una delegazione sindacale è stata ricevuta al ministero.