«Non un passo indietro. Non arretreremo di un millimetro. Sarà lotta fino a che non verrà presentato un piano industriale che punti al rilancio di questo stabilimento». Sono in sciopero da 11 giorni i 420 dipendenti della Honeywell Trasportation System di Atessa, dove ogni anno vengono realizzati più di 700 mila turbo e oltre 1.600.000 rotori. L’azienda vuole chiudere il sito della Val di Sangro e spostare la produzione in Slovacchia, dove ha realizzato una fabbrica gemella. Braccia incrociate, stop produttivo e presidio, notte e giorno, fino a una svolta positiva.

Il 13 settembre scorso, a Roma, al ministero dello Sviluppo, è stato aperto un tavolo: «È venuta fuori la posizione fasulla di Honeywell – commenta Davide Labbrozzi, segretario provinciale Fiom Chieti – che, numeri alla mano, conduce in una sola direzione: allo smembramento dello stabilimento abruzzese di cui, da alcuni mesi, si stanno “clonando” i codici produttivi. Dopo aver spremuto la situazione, vogliono abbassare la saracinesca e traslocare». Ieri mattina, davanti ai cancelli, su iniziativa di Fiom, Fim e Uilm, manifestazione di solidarietà: presenti una quarantina di sindaci della provincia di Chieti, rappresentanti di vari gruppi politici, segretari di partito, parlamentari e consiglieri regionali.

In prima linea il vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli: «È una vertenza delicata – attacca – non solo perché coinvolge centinaia di famiglie ma anche perché qui siamo davanti a un patrimonio dell’Abruzzo, con un valore tecnologico importantissimo. È irragionevole che una struttura di queste dimensioni possa essere abbandonata. Quello che chiediamo è un patto, sottoscritto davanti al governo italiano, in cui la multinazionale si impegna a rimanere qui per i prossimi 5 anni con un progetto fatto di investimenti che la Regione, secondo regole comunitarie, finanzierà».

«È un’incognita al momento – affermano alcuni dipendenti – Non sappiamo che sarà del nostro futuro». «È difficile -, ammettono Gennaro e Attilio mentre distribuiscono fette di ciambellone, dolci e pezzi di pizza – ma ci mettiamo tutto l’impegno. Mentre aspettiamo risposte… Stiamo qui 24 ore al giorno e anche di notte. Picchetto, a turni, anche sotto la pioggia. Ogni tanto ci tiriamo su con una spaghettata o con gli arrosticini». Nicola Di Fabrizio è dal 1998 dipendente Honeywell ed è anche sindaco del piccolo centro di Montebello sul Sangro: «È dura – ammette – ma andremo avanti, resisteremo».

Honeywell International è un colosso statunitense, in attivo, presente in 70 nazioni, con circa 1.250 siti e 129 mila lavoratori. Nessuna crisi all’orizzonte. «Per questo – sottolineano Nicola Manzi, Uilm Chieti-Pescara e Primiano Biscotti, Fim Cisl – non si capisce la volontà di smantellare. Tutto ciò avviene nonostante il fatto che questo sito sia considerato un’eccellenza per qualità e professionalità, nonché un fornitore di importanza strategica per l’automotive».

«Dopo avere spudoratamente sfruttato tutta la filiera di incentivi a disposizione, l’azienda ha pensato bene di trasferire la sede fiscale in Svizzera – dichiara il senatore M5S Gianluca Castaldi – Non è possibile che una multinazionale che fattura milioni di dollari e che continua a sfruttare la crisi, attingendo agli ammortizzatori da oltre nove anni, possa decidere in totale libertà di lasciare il nostro Paese».

Aggiunge il segretario di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo: «Vogliono il sacrificio estremo: l’accettazione della chiusura di una fabbrica che i lavoratori hanno reso fiore all’occhiello della produzione in Italia per spostate tutto in Slovacchia, dove più facile è lo sfruttamento e dove si può usufruire di nuovi incentivi pubblici. È poi vergognoso che il ministro Calenda si schieri di fatto contro i lavoratori esigendo la sospensione dello sciopero prima di convocare un nuovo incontro a Roma».

Vicinanza ai lavoratori anche dall’Udc, da Sinistra italiana. Mentre Gianni Melilla, di Articolo 1-Mdp sollecita il governo «a proporre urgentemente misure di rilancio e consolidamento occupazionale per scongiurare la delocalizzazione».