Si muovono lenti oppure veloci, sono ombre mimetizzate con gli angoli bui della metropoli. Usano anfratti, grate, androni vuoti, cartoni di vario spessore e cassette di plastica, vecchie insegne e pannelli di materiali vari, reti da cantiere e cercano cespugli, spontanei e fitti, ai quali agganciare teloni di plastica spessa. Importante è non dare nell’occhio con cose appetibili quando dormi fuori, quando non hai casa e per tutta la notte starai all’erta in caso di pericolo. In questa città pesante, opaca e vischiosa camminano e si spostano incessantemente.

CERTI GIORNI SALGONO dagli argini del fiume e si siedono sugli scalini di chiese più o meno accoglienti, altre volte stanno dove sanno che non saranno cacciati. Non cercano di non turbare il decoro, non gliene importa proprio. Sono Ciro, Giulietta, Gina e potrebbero essere tanti altri: sono quelli di cui si parla in Homeless, piccolo libro scritto da Nadia Fusini con i disegni di Elisa Montessori (Le farfalle, pp. 40 euro 12). Incontri quotidiani, casuali ma anche cercati dall’autrice, nei quali il dialogo talvolta decolla e a volte si inceppa come quando Gina – che forse, a giudicare dalla destrezza con la quale si drappeggia addosso d’estate le stoffe, prima era sarta – dice a Fusini che lei non può capire, perché «hai il cuore duro senza bocca né orecchi, tu chiacchieri ma non mastichi le parole con la Bocca di dentro». La Bocca di dentro potrebbe essere il lessico segreto che esiste fra loro, per noi inaccessibile, quelle poche parole, però dense di significato, che scorrono fra chi non ha nulla o tuttalpiù possiede solo le due borse di plastica che ha in mano e un cane.

Una laconicità dei dialoghi che è poi quella che Fern, protagonista di Nomadland, trova quando si ferma a dormire con i workampers nei parcheggi dei grandi magazzini americani, gente che fino a qualche tempo prima aveva la luce accesa in cucina fino a tarda notte col tavolo pieno di conti da pagare e che poi taglia la spesa più grossa, l’affitto. Questo ed altro Montessori mette nelle opere che accompagnano il testo. Sono ricalchi su pezzi di carta strappata sui quali vengono disegnate figure ambivalenti, segni neri che diventano quasi fotogrammi, segni neri incisi e forti che lasciano aperta ogni possibilità di immaginazione. Per alcuni brevi momenti Ciro è il Gilgamesh sumero e Giulietta dal corpo flessuoso un’ondina, una ninfa d’acqua dolce che arriva dal fiume leggendo Munro.
Gina invece, che parla da sovrana spodestata, conosce i ricchi (si dannano per cose che non servono) e parla di come loro, i poveri, suscitino sospetto proprio perché non chiedono niente: potrebbe essere Themis, dea della Giustizia. Gina, col suo corpo gonfio e arrossato. Poi di loro si perdono le tracce, restano pellegrini solitari che, come pianeti, girano ognuno nella propria orbita col proprio moto, entrando e uscendo da ospedali e, infine, morendo.

DIALOGANO, Fusini e Montessori, l’una con la parola e l’altra con la figurazione. Ne esce un colloquio profondo e sincero in cui due donne si inoltrano in un territorio oscuro, misterioso, con qualche squarcio di luce ma pieno di ombre. Per Montessori – che domani inaugura la sua mostra Piante e fiori da Monitor – le ombre hanno sempre una forza che prevale sul disegno e i segni neri, impressi quasi con violenza, ricordano che nell’imperfezione ci sono cose preziose. Un po’ come quelle erbe spontanee che crescono nell’asfalto ai lati delle strade, quel terzo paesaggio capace di ospitare la vita e le specie estromesse dai paesaggi normati, piante vagabonde che cercano suoli abbandonati. Sono minuscoli fiori gialli o azzurri, Ciro, Gina e Giulietta, foglie strane, anonime e, per vederli, basta guardare in basso quando si è fermi al semaforo.
Il libro Homeless verrà presentato al Maxxi, oggi alle ore 18,30.