Uno studio commissionato alla Annenberg School for Communication and Journalism della University of Southern California ha analizzato la top 100 dei film prodotti a Hollywood nel 2016 per capire se fossero stati fatti passi avanti nella rappresentazione della «diversità» sul grande schermo e anche dietro la macchina da presa .

«Ciò che abbiamo scoperto è che la cancellazione di gruppi sociali diversi è una pratica che alcuni ritengono ancora accettabile», ha detto Stacy L Smith, l’autrice dello studio commissionato dalla Media, Diversity & Social Change Initiative. «Non serve andare a guardare oltre i film per assistere a una visione dell’America che non esiste più. I film dipingono un penoso ritratto dell’esclusione».

Nei 100 lavori presi in analisi, infatti, solo il 34% dei personaggi principali sono donne, mentre i non bianchi sono solo il 29,1%. I personaggi Lgbt con una qualche rilevanza sono invece solo l’1,1%, e un solo film aveva un protagonista omosessuale: il premio oscar Moonlight di Barry Jenkins.

Tra i registi dei 100 film presi in analisi – un dato forse più interessante e rivelatore delle statistiche che puntano a castigare le storie portate sul grande schermo – solo il 4,2% sono donne, e nessuna african american. Mentre tra i 1,438 «content creator» – registi, sceneggiatori e produttori che hanno lavorato ai film analizzati – le donne rappresentano solo una percentuale del 17,8%.
«Questi sono problemi duraturi e sistemici – ha osservato la professoressa Stacy L Smith – È impossibile guardare questi dati senza concludere che gran parte delle lotte per la rappresentazione della diversità al cinema negli ultimi anni non abbiano avuto successo».