Ultimo sintomo dell’innamoramento tra Hollywood e la fiaba, Il cacciatore di giganti vede dietro alla macchina da presa il regista molto poco favolistico Bryan Singer. Alla sceneggiatura di questo ibrido tra I due racconti inglesi Jack the Giant Killer (ragazzino che ammazza i giganti nel regno di Re Artù) e Jack and the Beanstalk (ragazzino che scopre la casa di un gigante in cima e un’enorme pianta di fagioli), è anche Christopher McQuarrie ex collaboratore di Singer in The Usual Suspects.

Curiosa scelta quella della Wb per questo racconto di un’antica guerra tra umani e giganti che viene riaccesa quando un seme magico sottratto ai frati che lo custodivano da sempre, dà origine a una pianta che cresce rapidissima a un’altezza infinita mettendo in comunicazione il nostro mondo con quello di umanoidi enormi e soprattutto cannibali. Girati in motion capture animation 3D (con un look colto, tipo Bruegel rivisitato da The Hobbitt), i giganti di Singer sono inequivocabilmente cattivi –rozzi, selvaggi e poco intelligenti, ma ferocissimi. La scena più divertente è quella in cui Jack e la principessa rischiano di finire al forno. E si capisce che Singer, se lasciato a se stesso, sarebbe andato molto più in là con il sadismo. Uscito nella sale Usa il primo marzo scorso, con 59 milioni di incassi, Jack è considerato uno dei grandi flop del botteghino Usa di quest’anno (va meglio all’estero, specie in Asia ma deve rientrare di oltre 195 milioni di dollari).

In realtà, è meno un brutto film che un film dall’identità confuse. E che, come un altro gigantesco flop ingiustificato del 2012, John Carter, ha visibilmente confuso il responsabile del marketing. Troppo dark e terrorizzante per i bambini (come tutti I film di Singer, e quella darkness è il loro bello) e troppo poco osè per gli adulti (a cui i giganti che ruttano e si mettono le dita nel naso fanno più schifo che paura). Singer è ovviamente più a suo agio tra i giganti che quando ha a che fare con giovani eroi, Jack (l’inglese Nicolas Hoult. Era il bambino di About a Boy) un orfano povero che scambia l’ultimo cavallo dello zio per i semi magici, e la principessa Isabelle (Eleanor Tomlinson), che viene rapita dai mostri e di cui lui si innamora. La «creature» di Singer hanno a tratti la malinconia solitaria di quelle di Sendak. L’avventura dei ragazzi nel loro paese, nei momenti migliori, fa un po’ Moonrise Kingdom. Ewan McGregor, nella parte del cavaliere intrepido (si) diverte moltissimo.