Oggi Hollywood, si sa, è sinonimo di opposizione a Donald Trump; un nemico che il presidente invoca volentieri come simbolo delle élite che avrebbero scippato l’America alla «gente comune». In effetti, il mondo dello spettacolo Usa è piuttosto compatto nell’osteggiare le politiche della banda Bassotti che si è impadronita della Casa bianca. Allo stesso tempo, devono essersi chiesti nel corridoio bianco come una clinica di qualche agenzia, o davanti a un’omelette senza rossi d’uovo nel commissary di uno studio, perché non cavalcare quello che sta succedendo?

SONO ARRIVATE proprio giovedì sera – dopo che Trump aveva fatto storia (non solo) della tv in una conferenza stampa in cui ha ripetutamente accusato i media di produrre «fake news», e «very fake news» – le scuse della Twentieth Century Fox per aver impostato il lancio di un suo film di fantascienza, A Cure for Wellness, con una campagna pubblicitaria a base di….fake news!

LADY GAGA fa un tributo ai musulmani durante il Superbowl; Trump sospende le vaccinazioni per novanta giorni; Trump incontra Putin segretamente in Svizzera; senatore dello Utah introduce legge per imprigionare e svergognare pubblicamente le donne che hanno abortito; studio trentennale prova che i vegani sono ad alto rischio di malattia mentale…. Le «notizie», diffuse da siti inventati ma con nomi di testate plausibili – come Houston Leader, Salt Lake City Guardian e Sacramento Dispatch – hanno cominciato a circolare in rete qualche settimana fa, immediatamente condivise su migliaia di pagine Facebook: 65mila share per il supposto omaggio musulmano di Lady Gaga («Prova che la Nfl ha perso qualsiasi contatto con la base dei suoi fan!», ha reagito un signore il 5 febbraio scorso). Il modello è lo stesso delle false notizie iniettate nella campagna elettorale dell’anno scorso da siti creati ad hoc per sabotare (in maggioranza) i democratici e Hillary Clinton, e sarebbero stati commissionati a un esperto praticante di fake news, che però la Fox e la casa di produzione del film, Regency Enterprises, si sono rifiutati di identificare.

TRA LE RIGHE delle (false) notizie apparivano hashtag come #cureforwellness o #takethecure, attraverso i quali si arrivava a siti più esplicitamente collegati all’ultimo film di Gore Vrebinski, la storia di un ragazzo (Dane DeHaan) che va una spa/clinica svizzera e scopre che le cure offerte sono molto diverse da quello che sembrano.
Il concept della campagna (che includeva anche una pagina web modellata su quella di Obamacare, healthcare.gov)? False notizie per una falsa cura! O, nella dichiarazione di un portavoce della Regency a Buzzfeed: A Cure for Wellness è un film su una falsa cura che peggiora le condizioni del paziente: per la campagna abbiamo creato un falso sito di wellness e fatto una partnership con un produttore di false news.

LA CAMPAGNA, lanciata in un momento in cui nessuna teoria del complotto sembra troppo implausibile (non fake news: presso numerose università gruppi di scienziati e studenti stanno archiviando dati e studi che la nuova amministrazione potrebbe far sparire da pagine web come quelle della Epa o della Nasa), è stata rimossa dalla rete in un coro di proteste. Tra cui quelle di The Leader, un settimanale texano che, confuso con l’apocrifo Huston Leader, ha ricevuto telefonate di molti vegani preoccupati dal fatidico studio sulla malattia mentale. «Altro che impeachment. Facciamo che lo impicchiamo!» era uno dei commenti alla falsa notizia (20mila condivisioni) secondo cui Trump aveva negato gli aiuti alla diga pericolante di Oroville, in California.
«Cercando di promuovere i film facciamo del nostro meglio per forzare i confini del marketing tradizionale e portare creativamente il nostro messaggio ai consumatori. In questo caso abbiamo fatto un errore», ha dichiarato un portavoce della Fox.

Alcuni esperti di marketing hanno trovato la campagna rinfrescante: «È carino che questa inventiva arrivi da Hollywood, invece che dalla Macedonia (frenetica produttrice di fake news anti Hillary, n.d.r.), ha riferito al New York Times Andrew Essex, ex creativo dell’agenzia Droga5 che ha paragonato lo stunt alla falsa invasione marziana trasmessa per radio da Orson Welles nel 1938. Altri commentatori l’hanno definita «monumentalmente stupida».
In sala a partire da ieri, secondo il sito Rotten Tomatoes, A Cure for Wellness ha ricevuto il 41% di recensioni positive.