Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, si è dimesso. Il presidente François Hollande ha nominato al suo posto Manuel Valls, 52 anni, che era ministro degli interni nel vecchio governo e in precedenza era stato sindaco di Evry. Hollande, scosso dalla sberla elettorale delle municipali, ha nominato il socialista più popolare nei sondaggi. Ma è anche una scelta politica: Valls appartiene all’ala destra del Ps, si è schierato contro le 35 ore e suscita l’ostilità dei Verdi (Cécile Duflot non farà più parte del governo, ma ci saranno ministri écolo). Valls avrà l’incarico di mettere in opera il Patto di responsabilità, cioè la supply side economics adottata ormai da Hollande. In una dichiarazione in tv, ieri sera, il presidente ha preso atto della disfatta. Promette “un governo di combattimento”, per attenuare il Patto di responsabilità che favorisce le imprese ha proposto un “patto di solidarietà”, di giustizia sociale. Ha ricordato l’ “esigenza della transizione energetica”, per non perdere l’alleato verde. Promette meno tasse e a Bruxelles manda un messaggio: deve “tener conto” dell’impegno della Francia e del suo “contributo” per il risanamento (un modo per dire che lo sfondamento del tetto del 3% del deficit, oggi già al 4,3%, continuerà?). Per Hollande, la Francia sta vivendo “una crisi morale”, con contestazioni di ogni istituzione.

Per Hollande l’equazione da risolvere è a varie incognite. L’elettorato di sinistra si è astenuto in modo massiccio, perché ha giudicato che la politica seguita dal governo Ayrault non era abbastanza sociale. Ma gli elettori hanno messo nelle urne una maggioranza di voti di destra, cioè una domanda di sicurezza e ordine. Una parte del Ps chiede a Hollande di operare una svolta chiara a sinistra, di adottare una politica economica più favorevole alle classi popolari, di abbandonare il Fiscal Compact. “L’esecutivo non puo’ rimanere sordo al messaggio degli elettori – afferma Emmanuel Maurel, della sinistra socialista – bisogna cambiare strada”. La sinistra socialista, più o meno un terzo del gruppo parlamentare, minaccia di non votare all’Assemblea la fiducia al nuovo governo, se non ci sarà una chiara svolta sociale. Per la senatrice della sinistra socialista, Marie Noëlle Lienemann, “la prima misura dovrebbe essere di andare a Bruxelles e dire che il Patto di stabilità non funziona, che bisogna allentare la stretta, rinunciare ai 50 miliardi di tagli, che ci porteranno alla deflazione”. Anche i parlamentari vicini a Martine Aubry, rieletta sindaca di Lille, si fanno sentire e minacciano: “finora siamo stati leali e responsabili all’eccesso – afferma il deputato Christian Paul – ma adesso siamo di fronte a una prova della verità e di sopravvivenza, tra il presidente, la sua maggioranza e l’insieme della sinistra”. Il Ps è spaccato. L’ala destra preme per continuare senza tremare nella linea del rigore e del risanamento dei conti pubblici. “Un governo responsabile non è un governo che fa zig-zag” afferma Michel Sapin, per due anni ministro del lavoro nel governo Ayrault. Per questa parte del Ps, un cambiamento di linea non sarebbe capito a Bruxelles, porterebbe discredito alla Francia, che potrebbe di conseguenza venire “punita” dai mercati con un rialzo dei tassi di interesse. Ad aprile il Patto di responsabilità deve passare in Parlamento ed essere presentato alla Commissione di Bruxelles: si tratta del pilastro della svolta social-liberista operata ultimamente da Hollande e che non ha convinto la sinistra socialista (e neppure gli elettori). Sono 50 miliardi di euro promessi al padronato in sgravi di contributi, senza che il Medef (la Confindustria francese) abbia accettato delle “contropartite” precise in termini di assunzioni e che dovranno essere compensati con altrettanti tagli al bilancio pubblico. I Verdi, che avevano due ministri nel governo Ayrault, sono perplessi e chiedono anch’essi una svolta sociale, minacciando di andare all’opposizione. Ieri, hanno parlato di “Patto di rilancio” al posto del Patto di responsabilità. Per il co-presente del gruppo Europa Ecologia-Verdi all’Assemblea nazionale, François de Rugy, la stesura attuale del Patto di responsabilità, “non è votabile”.