La Francia, traumatizzata dall’esecuzione in Algeria della guida di alta montagna Hervé Gourdel, ha condotto ieri mattina un nuovo attacco aereo in Iraq – nel nord contro una posizione jihadista – il secondo dall’inizio della partecipazione attiva alla coalizione guidata dagli Usa, venerdi’ 19 settembre. François Hollande a New York ha utilizzato per la prima volta la parola “guerra”, cosa che sta suscitando polemiche in Francia. Il ministro della difesa, Jean-Yves Le Drian, ha evocato l’estensione dell’intervento anche alla Siria: l’ipotesi “è sul tavolo”, ha detto, anche se ufficialmente la Francia è restia ad intraprendere delle azioni che potrebbero favorire il regime di Assad. Un consiglio di guerra, all’Eliseo, ha deciso di rafforzare le misure di protezione dei luoghi pubblici e dei trasporti (dall’Iraq è arrivata l’informazione che era in preparazione un attentato nel métro di Parigi), oltre che quelle dei francesi che risiedono in paesi a rischio. Da venerdi’ a domenica le bandiere francesi degli edifici pubblici saranno a mezz’asta in segno di lutto. Oggi, il presidente del Consiglio francese del culto musulmano, Dalil Boubakeur, invita “i musulmani di Francia e i loro amici” a manifestare la loro solidarietà e il loro dolore per l’assassinio di Hervé Gourdel davanti alla Moschea di Parigi.
Solidarietà è arrivata alla Francia dal mondo. L’Unione europea ha condannato “il barbaro assassinio” e ha dichiarato che l’Europa è “più che mai unita” per sostenere la lotta “contro gruppi terroristici”. La Germania si appresta a inviare un cargo con armi per i peshmerga curdi. In Gran Bretagna, oggi il primo ministro David Cameron ha convocato il parlamento per un voto che dovrebbe approvare la partecipazione attiva di Londra alla coalizione, che sarebbe cosi’ il terzo stato occidentale a condurre attacchi aerei contro basi dell’Isis in Iraq. “La Gran Bretagna è pronta a fare la sua parte”, ha affermato Cameron, che ha pero’ escluso per il momento di estendere l’azione alla Siria. Il premier britannico, che a New York ha ricevuto una domanda di soccorso da parte del primo ministro iracheno al-Abadi (è la base legale della partecipazione, anche per la Francia), ha precisato che non ci saranno “truppe a terra” inglesi. Il voto al palamento britannico appare scontato: il vice primo ministro, Nick Clegg e il leader del Labour, Ed Miliband, appoggiano la convocazione straordinaria del parlamento e il voto voluto da Cameron. Il laburista, John Denham, ex ministro che si era dimesso nel 2003 per protesta contro la partecipazione della guerra di Bush in Iraq, ora appoggia l’intervento militare. Cameron, nel discorso all’Assemblea generale dell’Onu, ha insistito sul fatto che bisogna “imparare le lezioni di 10 anni fa, le buone lezioni”. Per questo, ha sottolineato l’importanza di una coalizione il più “allargata” possibile. E si è rivolto all’Iran: “all’Iran deve essere data la possibilità di mostrare che è parte della soluzione e non parte del problema – ha affermato il premier conservatore britannico – stamattina presto ho incontrato il presidente Rohani. Abbiamo profonde divergenze: il sostegno dell’Iran a organizzazioni terroristiche, il suo programma nucleare, il modo in cui viene trattata la popolazione. Tutto cio’ deve cambiare. Ma i leader iraniani possono contribuire a sconfiggere la sfida dell’Isis. Possono aiutare a securizzare un Iraq più stabile e più consensuale, e una Siria più stabile e più consensuale. E se sono pronti a farlo, dobbiamo accogliere il loro impegno”.
La Gran Bretagna e la Francia stanno varando leggi per poter controllare meglio i rispettivi cittadini che intendono recarsi in Siria per combattere la jihad. In Francia, con la nuova legge in via di approvazione, sarà possibile bloccare l’uscita dal territorio, ritirare passaporto e carta d’identità ai sospetti. Sarà anche più facile arrestare gli jihadisti al loro rientro in Francia (dopo l’imbarazzo della confusione al rientro di tre sospetti, arrestati solo il giorno dopo lo sbarco). Il Quai d’Orsay afferma che i francesi coinvolti nella jihad in Siria sono circa un migliaio. Il presidente del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jangland, si è felicitato per le iniziative dei musulmani europei per denunciare l’Isis. In Francia, dopo l’intervento di condanna di Hollande all’Onu, ieri ancora il primo ministro Manuel Valls ha affermato: “cercano di seminare il terrore, ma Francia deve essere capace di unirsi”. Una manifestazione di condanna dell’Isis è stata organizzata per oggi davanti alla Moschea di Parigi. Un collettivo di professionisti di religione musulmana dichiara: “siamo anche noi degli sporchi francesi” (in riferimento alle ingiurie degli assassini di Hervé Gourdel). Ma l’insistenza con cui alcuni media chiedono ai musulmani francesi di prendere posizione pubblica contro l’Isis sta creando disagio: in un sondaggio del Figaro, poi ritirato con precipitazione, si invitava a rispondere alla domanda “ritenere sufficiente la condanna dei musulmani di Francia?”. Per la verde Cécile Duflot, è un sondaggio “irresponsabile e indecente”.