Per François Hollande non c’è una “svolta” in politica economica, ma un’ “accelerazione”: l’obiettivo resta sempre il rilancio dell’economia – e quindi dell’occupazione, perché “la battaglia non è stata ancora vinta” – che verrà fatto aprendo alle richieste delle imprese. “Il principale problema della Francia è la produzione” ha affermato Hollande, nella conferenza stampa di ieri, la terza da quando è stato eletto presidente. “Bisogna mobilitare le imprese, senza le quali non ci sarà una crescita dell’occupazione”, ha affermato Hollande, che ha precisato i termini del Patto di responsabilità che aveva proposto agli imprenditori in occasione degli auguri di buon anno, lo scorso 31 dicembre. Bisogna “produrre di più e meglio”, cioè fare una politica dell’offerta, abitualmente abbinata al social-liberismo, termine che Hollande rifiuta, accettando pero’ di abbandonare il socialismo tradizionale per una Road Map “socialdemocratica”. Alle imprese vengono concessi forti sgravi di contributi, il costo del lavoro sarà ridotto, ci sarà una semplificazione della burocrazia. La principale novità è che le imprese e i salari non finanzieranno più il ramo “famiglia” della previdenza sociale (e quindi bisognerà trovare i soldi altrove). Come “contropartite”, le imprese dovranno impegnarsi ad aumentare l’occupazione, ma senza troppi vincoli. “Il mio metodo è la trattativa”, ha precisato Hollande. L’altra precisazione del presidente è stata la riduzione della spesa pubblica, per evitare di aumentare la pressione fiscale sulle famiglie per compensare gli sgravi alle imprese. Per raggiungere questi obiettivi, Hollande nominerà varie commissioni, per pilotare la spesa e i tagli. Anche l’amministrazione, dallo stato agli enti locali, dovrà fare la sua parte. Per Hollande, la sinistra non deve più essere abbinata all’aumento della spesa pubblica (il presidente si è permesso anche una battuta: se questo è essere di sinistra, allora i miei predecessori sarebbero tutti di estrema sinistra – Sarkozy ha aumentato il buco delle finanze pubbliche di 600 miliardi).

Oltre a un’offensiva in politica interna, Hollande ha insistito sul fronte europeo. Il presidente, che sull’Europa è stato finora molto debole, vuole rilanciare l’asse franco-tedesco come perno a cui potranno aggregarsi i paesi più legati alla costruzione europea (ha citato Italia, Spagna e Belgio): ci sarà “un’iniziativa a favore della convergenza economica e sociale tra Parigi e Berlino, la Germania ha varato il salario minimo e la Francia il Patto di responsabilità per le imprese, cioè ognuno ha fatto un passo verso l’altro. Hollande, anche per venire incontro ai Verdi, propone alla Germania un “coordinamento per la transizione energetica”, per “mostrare l’esempio” sul modello di Airbus, che è indubbiamente un successo. Più inabituale, Hollande vuole proporre alla Germania un progetto di Europa della difesa. La Francia si è difatti trovata ben isolata per i due interventi in Mali e in Centrafrica. L’obiettivo è responsabilizzare la Germania su questo fronte. Di fronte ai rischi di un’impennata dei partiti anti-europei alle prossime elezioni di maggio, Hollande promette: “non lasciero’ fare chi vuole farla finita con l’Europa”.

La conferenza stampa ha avuto luogo in un momento delicato, dopo le rivelazioni sull’affaire Gayet e il ricovero in ospedale di Valérie Trierweiler. Hollande ha limitato le risposte sul caso: ha solo detto che ci sarà un chiarimento sulla sua situazione sentimentale prima del previsto viaggio negli Usa, su invito degli Obama, il prossimo 11 febbraio. Per il momento, Valérie Trierweiler “si riposa”. Comunque, Hollande ha difeso la sfera privata: “ognuno nella vita personale puo’ attraversare delle prove, è il nostro caso, sono momenti dolorosi. Ma ho un principio: le questioni private si affrontano nel privato”. Sul ruolo della “première dame”, chiunque essa sia, Hollande ha precisato che deve costare il meno possibile ai contribuenti, in tutta trasparenza.