François Hollande è andato ieri mattina a Calais, ma non ha visitato la giungla. Ufficialmente, il presidente ha messo la prima pietra dell’estensione del porto, un raddoppio delle strutture al costo di 650 milioni di euro. Hollande si è rivolto agli abitanti di Calais, al centro dell’attenzione dei candidati (già dichiarati o ancora in sospeso) della prossima presidenziale: ha confermato lo “smantellamento” della Lande, la cosiddetta giungla, “entro fine anno”, già annunciato dal ministro degli Interni, e ha assicurato che verrà effettuato con “metodo e determinazione”, promettendo al tempo stesso il rispetto della “tradizione dell’asilo”. Il programma del governo è di smantellare la parte ancora aperta della giungla, per risistemare i migranti – 7mila secondo Hollande, intorno ai 10mila per le associazioni umanitarie – in strutture specifiche che devono venire aperte in tutta la Francia, 12mila posti nei Cao (centri di accoglienza e di orientamento), dove chi ha diritto all’asilo potrà inoltrare la pratica, mentre per gli altri ci sarà l’espulsione dal paese. Il progetto del governo ha già provocato una levata di scudi da parte dell’ala più a destra dell’opposizione, in particolare da parte di alcuni presidenti di regione. Laurent Wauquiez, per esempio, presidente Républicain di Rhône-Alpes, ha diffuso una petizione: “No alla creazione di giungle sull’insieme del territorio” e rifiuta ogni accoglienza. A Parigi, invece, a metà ottobre dovrebbe aprire una struttura costruita con criteri approvati dall’Onu, per accogliere i profughi che si accampano nella capitale, ma nel frattempo la Prefettura moltiplica gli smantellamenti delle tendopoli improvvisate.

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Nicolas Sarkozy, candidato alle presidenziali, è stato a Calais la settimana scorsa. Ha criticato “l’assenza di autorità” dello stato, ha promesso di “sbarazzare” Calais dal problema in un mese dopo le presidenziali, ha sventolato la minaccia di una Francia “sommersa” dai migranti paragonati a dei “danni” e assicurato che, lui rieletto, verranno sospesi gli accordi di Schengen in attesa di una ridiscussione. Hollande ha cercato di rispondere facendo appello alla ragione: la Francia non sarà “un paese di campi” ha detto, affermando che nei Cao il caso di ogni profugo sarà analizzato. Le organizzazioni umanitarie hanno accolto abbastanza bene il progetto del governo, anche se restano dei dubbi sulla sua attuazione: i Cao sono “una politica ambiziosa”, ha commentato Franck Esnée di Médecins sans frontières, “ma cosa succederà se 2mila fuggono al momento dello smantellamento? Non abbiamo voglia di veder rinascere mini-accampamenti della regione”. Hollande ha chiamato in causa la Gran Bretagna, che ora sta finanziando l’allungamento del “muro” sulla strada del porto, simbolo troppo negativo che ormai la sindaca di Calais, Natacha Bouchart (Républicain) non vuole più : “voglio ridire la mia determinazione a vedere la Gran Bretagna assumere la sua parte nello sforzo umanitario”. Per Hollande, la Brexit non può essere invocata, perché malgrado “la scelta sovrana” restano “responsabilità” da rispettare. “Sarebbe troppo semplice dire: quelli che sono a Calais vadano in Gran Bretagna – ha ribattuto a distanza a Sarkozy – significherebbe aprire un flusso verso il regno unito e allora non sarebbero solo più in migliaia di venire”. Tra Francia e Gran Bretagna nel 2003 sono stati firmati gli accordi del Touquet, che hanno stabilito la frontiera al di qua della Manica (in cambio di finanziamenti). Sarkozy, allora ministro degli Interni, li aveva firmati, ma adesso vorrebbe rinegoziarli.

 

L’attuale ministro degli Interni ricorda che una revisione prenderà almeno due anni. Per il momento, la Gran Bretagna ha accettato di analizzare la situazione di una settantina di minorenni sui più di mille che vagano nella giungla di Calais.

Sui profughi, gli stati si scaricano il problema. Per esempio, la scorsa settimana, i francesi hanno fermato un’auto di poliziotti belgi che “accompagnavano” dei migranti dal confine verso Calais. Il Belgio teme, con lo smantellamento della giungla, un ”effetto di aspirazione” di migranti. La polizia federale chiede un rafforzamento dei controlli alle frontiere.