Dopo la rassicurazione data a Israele – la Francia non cederà di un millimetro sul nucleare iraniano -, Francois Hollande ieri da Ramallah ha chiesto l’arresto «definitivo e totale della colonizzazione» israeliana dei Territori palestinesi occupati. «La colonizzazione è il più grande pericolo per i colloqui (Israele-Anp)», ha denunciato Hollande durante la conferenza stampa con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Più di tutto il capo dell’Eliseo ha chiesto che Gerusalemme diventi«capitale dei due popoli», degli israeliani e dei palestinesi. Una dichiarazione che il capo di stato francese ha avuto la fermezza di ripetere nel discorso che nel tardo pomeriggio ha pronunciato alla Knesset. Per la Francia, ha detto, Gerusalemme deve essere la «capitale comune di entrambi gli Stati», di Israele e Palestina. Al non sempre limpido Hollande va riconosciuto il merito di aver preso posizione in modo netto, nello stesso parlamento israeliano, sulla questione delicata dello status futuro di Gerusalemme (città occupata secondo le risoluzioni internazionali) . Un piglio sconosciuto ad altri leader europei, a cominciare da quelli italiani.
Da parte sua Abu Mazen ha ringraziato Ue e Francia «per la decisione riguardo i prodotti delle colonie». «Noi – ha aggiunto il presidente dell’Anp – non chiediamo di boicottare lo Stato di Israele, vogliamo che Israele abbia buoni rapporti con la comunità internazionale e con il futuro Stato palestinese. Siamo però favorevoli a boicottare le colonie». Non è chiaro se Hollande, oltre alle dichiarazioni fatte a Ramallah e Gerusalemme, abbia assicurato ad Abu Mazen pressioni francesi vere su Israele per fermare la colonizzazione dei Territori occupati portata avanti a tappe forzate dal governo Netanyahu. Anche perchè la questione del nucleare iraniano è rimasta al primo posto nell’agenda della visita del presidente francese. «Manterremo le sanzioni fino a quando l’Iran non rinuncerà al suo programma nucleare militare… la Francia non permetterà all’Iran di acquisire armi nucleari», ha ribadito Hollande in anticipo sul nuovo incontro del 20 novembre a Ginevra tra il gruppo del 5+1 (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu più la Germania) e l’Iran.
Netanyahu ha incassato il sostegno francese in una settimana decisiva dal suo punto di vista: venerdì prossimo arriverà in Israele il segretario di stato John Kerry per nuovi colloqui sul possibile accordo tra il 5+1 e Tehran che Israele cerca di impedire. Subito dopo il premier volerà a Mosca per vedere il presidente russo Vladimir Putin. Le manovre israeliane dietro le quinte della diplomazia sembrano aver rallentato la corsa a un accordo che appena qualche giorno fa era dato per concluso. Certo, l’intesa è sempre possibile ma l’Iran, per bocca del vice ministro degli esteri Abbas Araghchi, ha ammesso la “difficoltà” dei colloqui. Lo stesso presidente iraniano Hassan Rowhani, dopo un colloquio telefonico con Putin, ha ribadito che l’accordo potrebbe essere a portata di mano, a patto che l’Occidente non chieda troppo a Teheran.