Il simbolo è pesante: alla vigilia dell’anniversario dell’elezione all’Eliseo del secondo presidente socialista dopo Mitterrand, la sinistra della sinistra ha sfidato François Hollande con un consistente corteo tra Bastille e Nation. Mitterrand aveva governato 14 anni e mai la sinistra aveva organizzato manifestazioni ostili. Solo un anno fa, alla Bastiglia Hollande aveva festeggiato la vittoria. Dodici mesi dopo, è diventato il presidente più impopolare dopo un solo anno di potere.

C’è la solita guerra delle cifre sulla partecipazione alla manifestazione organizzata domenica dal Front de Gauche a Parigi. 180mila secondo gli organizzatori, 50mila per la Prefettura (che in un primo tempo aveva affermato che non avrebbe dato cifre, visto che si trattava di una manifestazione di partito). Ma al di là della polemica, c’era molta gente a chiedere dei conti a Hollande rispetto alle promesse di solo un anno fa. Jean-Luc Mélenchon ha sfidato il presidente (più del Pcf, che resta prudente): “il periodo di prova è passato, i conti non tornano”. E ha aggiunto: “se voi non sapete come fare, noi lo sappiamo”, perché “non abbiamo cambiato idea, non vogliamo la finanza al potere, non accettiamo la politica di austerità”. Il corteo era contro l’austerità, da cui Hollande è accusato di non essere stato in grado di uscire, ma anche per la VI Repubblica, per voltare pagina rispetto alla situazione attuale, dominata per Mélenchon da “un piccolo monarca, fuori da ogni controllo”. Alla manifestazione ha partecipato anche Eva Joly, che era stata candidata dei Verdi alle presidenziali del 2012, mettendo in un certo imbarazzo il suo partito, visto che Europa Ecologia-I Verdi hanno due ministri nel governo Ayrault. Per completare le manifestazioni di scontento dell’anno I di Hollande, domenica in varie città francesi ci sono stati ancora dei cortei contro il matrimonio per tutti, anche se ormai la legge è passata e attende solo la promulgazione e la pubblicazione sul Journal Officiel per venire applicata (gli anti-matrimonio stanno preparando un’altra prova di forza per il 26 maggio).

A un anno dall’elezione di un socialista all’Eliseo, la sinistra è spaccata. Le divisioni sono anche presenti all’interno del governo, tra l’ala protezionista e quella liberista. In più, è anche il metodo Hollande a destare perplessità: il presidente sembra andare avanti a piccoli passi, ma è la direzione verso cui va che non sembra ormai più chiara a nessuno. Per cercare di rispondere alla delusione e chiarire il senso dell’azione governativa, ieri Hollande ha convocato un seminario del governo e chiesto ai ministri di dare dei “risultati”. Il presidente ha annunciato che nelle prossime settimane, il primo ministro Jean-Mar Ayrault presenterà un piano di investimenti per i dieci anni a venire. Hollande ha parlato di tre priorità: lotta alla disoccupazione; iniziative a favore dei giovani; preparazione per affrontare l’avvenire. I campi in cui interverrà saranno il digitale, la transizione energetica, la salute, le grandi infrastrutture e, più in generale, le nuove tecnologie. Hollande ha ricordato di aver preso impegni su due tempi della presidenza: prima il risanamento, necessario visti i conti pubblici degradati lasciati in eredità dalla destra e poi il rilancio. Ha fatto l’elenco delle cose fatte: serietà nel bilancio, patto di competitività, controllo della finanza attraverso la fondazione della Banca Pubblica di investimenti e la riforma bancaria, riforma del mercato del lavoro. Questo elenco la dice lunga sulla strada social-liberista scelta da Hollande. Il governo ora mette al suo attivo anche i cambiamenti in atto a Bruxelles, dove il fronte del rigore, Germania e Commissione, comincia a mostrare qualche incrinatura – la Commissione ha concesso due anni di più alla Francia (e alla Spagna) per rientrare nel 3% dei deficit pubblici. Hollande non è pero’ riuscito finora ad imporre una vera e propria svolta a favore di un new deal per l’occupazione nella Ue e uno dei suoi primi atti è stato, l’anno scorso, di far votare e firmare il Fiscal Compact. Il presidente, accusato (anche dai suoi) di essere un “molle”, andrà fino in fondo nel braccio di ferro con Angela Merkel? L’anno II della presidenza Hollande ci darà presto la risposta.