Holdup significa “rapina” o “fregatura”, come quella subita dai francesi grazie alla pandemia. Il coronavirus infatti ha fornito l’occasione perché un’élite sovranazionale di miliardari confiscasse il potere e instaurasse una dittatura tecno-sanitaria e finanziaria basata sull’inganno.

È questa, in sintesi, la tesi del documentario cospirazionista Hold-Up dell’ex giornalista Pierre Barnérias, autoprodotto e circolato sulle principali piattaforme di streaming raccogliendo milioni di visualizzazioni. Il documentario è un catalogo delle principali teorie del complotto circolate in questi mesi, narrate attraverso la voce di medici, scienziati e politici “contro” quasi tutti di destra. Tra i politici spicca Philippe Douste-Blazy, 4 volte ministro (anche della sanità) in governi a guida gollista, anche se dopo aver visto il risultato finale ha preso le distanze dal documentario.

A fargli compagnia, c’è l’ingegnere Jean-Bernard Fourtillan, convinto di avere le prove che il virus sia stato creato in laboratorio all’Istituto Pasteur di Parigi nei primi anni duemila. Lo dimostrerebbe il fatto che già nel 2017 uno sconosciuto inventore inglese di nome Richard Rothschild aveva brevettato un test diagnostico «per il Covid-19» secondo la sua denominazione. Ma l’ipotesi di un virus creato in laboratorio a partire da quello della Sars è già stata esaminata dagli scienziati, dimostrandone l’assoluta implausibilità in diverse pubblicazioni. Il brevetto di Rothschild del 2017, invece, esiste davvero ma riguarda la gestione di dati biometrici del tutto scollegati dal coronavirus. Solo in tempi recenti e apparentemente all’insaputa di Fourtillan la sua denominazione, è stata cambiata aggiungendo il Covid-19 per ragioni di marketing.

Hold-Up riprende anche il complotto dei miliardari guidati dal re dell’informatica Bill Gates: sapevano un po’ troppe cose in anticipo sul rischio di una pandemia per essere innocenti. Il rischio pandemico però era noto all’intera comunità scientifica, non solo alle élite: dal 2009 a oggi, l’Oms ha dichiarato ben sei emergenze pandemiche. Dopo la Sars e la Mers e i numerosi spillover influenzali, l’emergenza di un nuovo coronavirus pericoloso non era affatto inaspettata.

FALSA ANCHE LA TEORIA secondo cui il virologo statunitense Anthony Fauci negherebbe in malafede i benefici dell’idrossiclorochina. Secondo il documentario, all’epoca della Sars Fauci elogiava l’idrossiclorochina come un possibile farmaco contro i coronavirus. In realtà, la bufala si basa su esperimenti in vitro che non hanno ricevuto alcuna conferma clinica. Ma con quelle ricerche realizzate dal Center of Disease Control statunitense e da ricercatori canadesi, Fauci non aveva nulla a che fare, né ha mai pronunciato alcun giudizio.

L’OBBLIGO DI MASCHERINA sarebbe poi la prova regina dell’inganno ai danni del popolo imbavagliato. Gli stessi produttori delle mascherine, secondo gli autori, ammettono che esse rappresentano una protezione inutile. Ma è poco più di un gioco di parole: effettivamente sulle scatole delle mascherine chirurgiche è correttamente riportato che il dispositivo impedisce la fuoriuscita delle goccioline di saliva di chi le porta, non la penetrazione di quelle che provengono dall’esterno. Non sono affatto inutili, a patto che nelle situazioni a rischio le indossino tutti.

IL DOCUMENTARIO STRIZZA anche l’occhio al movimento No Vax, dando voce a una dottoressa secondo cui i vaccini in corso di sperimentazione basati sull’Rna sarebbero in grado di provocare mutazioni genetiche modificando il genoma delle prossime generazioni. È vero che i vaccini utilizzano i meccanismi di replicazione genetica, ma l’Rna virale trasportato dal vaccino non può mescolarsi al Dna dei cromosomi né influire sui genoma di ovuli e spermatozoi che si mescoleranno nelle cellule delle generazioni successive.

DIFFICILMENTE, PERÒ, un brutto documentario ottiene così grande ascolto solo a colpi di farneticazioni. Tra una bufala e l’altra, il documentario tocca anche aspetti davvero controversi benché non riconducibili a cospirazioni nascoste. Che l’uso delle mascherine all’aperto abbia una dubbia utilità è un fatto noto, e un recentissimo studio danese su 4.800 partecipanti non ha mostrato evidenze di efficacia. L’incertezza ha generato raccomandazioni contraddittorie da parte delle autorità sanitarie, e sarebbe difficile chiedere ai politici maggiore accordo. Anche sull’idrossiclorochina è facile confondersi: sia gli studi che ne hanno promosso l’uso sia quelli che hanno bloccato le sperimentazioni si sono rivelati poco accurati o fraudolenti, scatenando le opposte tifoserie. Il clima avvelenato ha pesato anche sull’autorevolezza dell’Oms, promotrice di uno studio clinico in un centinaio di paesi che ha dimostrato la sostanziale inutilità del farmaco.