«Eravamo soltanto degli anziani intenzionati a manifestare pacificamente. Abbiamo marciato fino alle nostre terre minacciate di confisca da parte di Israele, pensando che i soldati non ci avrebbero attaccato. Invece lo hanno fatto, senza ragione. Ho 60 anni, cosa potrei fare a dei soldati giovani e ben armati». Khairi Hanoun ieri raccontava a parenti e giornalisti la disavventura, a dir poco, che gli è capitata due giorni fa durante le proteste organizzate dagli abitanti del villaggio di Shufa, vicino Tulkarem, in Cisgiordania, contro gli espropri di terre destinate a far posto a un’area industriale israeliana. Le cose sono andate in modo ben diverso rispetto alle previsioni ottimistiche di Hanoun. «Ad un certo punto – ha spiegato – mentre avanzavamo, un militare israeliano mi ha afferrato un braccio, mi ha scaraventato a terra e infine per immobilizzarmi ha premuto a lungo la mia testa a terra con un ginocchio. Ho temuto di soffocare come (l’afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis) George Floyd».

 

Nelle reti sociali all’accaduto è stato subito abbinato l’hashtag “Palestinian lives matter”, ispirato alle uccisioni a sfondo razziale compiute dalla polizia negli Stati uniti. Immediata la replica dei comandi militari israeliani, secondo i quali la manifestazione palestinese in realtà sarebbe stata «violenta» al punto da costringere i soldati a reagire con «energia». Il 60enne, affermano, era un «facinoroso» che ha aizzato gli altri palestinesi e per questo motivo è stato arrestato. Tuttavia le immagini dell’accaduto che girano in rete non confermano l’aggressività di cui parla l’esercito israeliano: Hanoun oppone una timida resistenza, non violenta, all’arresto. Inoltre in un video si vede un agente di polizia che con il calcio del mitra spacca il finestrino di un’auto e punta l’arma contro la testa di una persona a bordo.

 

Il palestinese ferito ieri a Zaatara

Ieri sono circolate anche le immagini dell’arresto al posto di blocco di Zaatara (Nablus) di un 22enne, Mohammed Khudair. Le autorità israeliane affermano che il palestinese ha investito intenzionalmente un militare con la sua auto ed è poi stato colpito dalle raffiche sparate dagli altri soldati presenti al check-point. Testimoni riferiscono che il presunto aggressore palestinese sarebbe stato lasciato a terra, sanguinante e ammanettato, per molti minuti prima di essere soccorso.

 

Il mondo guarda altrove, anche a causa della pandemia, mentre il quadro generale della Cisgiordania si è aggravato e l’occupazione militare israeliana nelle ultime settimane sta usando il pugno di ferro. I palestinesi parlano di riflessi dell’accordo di normalizzazione tra Israele e gli Emirati. I soldati, in sostanza, pensano di avere le mani libere, più che in passato, perché il mondo arabo, rappresentato dalla scelta fatta da Abu Dhabi, a loro avviso ha riconosciuto il controllo israeliano della Cisgiordania. Non restano in disparte i coloni più militanti, irritati dalla mancata esecuzione (per ora) del piano del premier Netanyahu per l’annessione a Israele di ampie porzioni di Cisgiordania: hanno intensificato le scorribande notturne nei villaggi adiacenti agli insediamenti coloniali, senza incontrare alcun freno.

 

I comandi dell’esercito negano le accuse e riferiscono, come esempio della loro buona volontà, che la polizia militare ha avviato un’indagine sui soldati che il mese scorso hanno posizionato, a «scopo di deterrenza», esplosivi nel villaggio palestinese di Kufr Qaddum. La vicenda era stata rivelata dal quotidiano Haaretz la scorsa settimana. Truppe della Brigata Nahal avevano nascosto tre bombe rudimentali lungo la strada principale che porta al villaggio «a scopo di deterrenza», poiché gli abitanti di Kufr Qaddum da anni, ogni venerdì, manifestano contro la chiusura delle vie di comunicazione tra il villaggio e la superstrada che porta a Nablus. «Deterrenza» che ha provocato il ferimento di un bambino, investito dall’esplosione di uno degli ordigni che aveva trovato poco prima.

IL  VIDEO DELL’AGGRESSIONE A KHAIRI HANOUN