I must di Cannes.

Primo: i cellulari

Tutti, dico tutti, in fila, al termine delle proiezioni, camminando sulla croisette, davanti al mare seduti sui bordi di cemento ai lati della strada, sulla spiaggia, tutti tengono in mano il prezioso oggetto, lo consultano come l’oracolo di Delfi, ticchettano ossessivamente sulla tastiera, occhio basso, sole cocente dritto sulla zucca, sperano di trovare là dentro le risposte, le soluzioni, i messaggi contenuti nelle pellicole appena viste o da vedere…

Secondo must: le mises

Le donne indossano tacchi vertiginosi, trampoli colorati e maculati, luccicanti zatteroni, sandaletti Saint tropez, pantaloncini cortissimi su metri di cosce nude, fiori, colori sgargianti, vestitini volanti di sete leggere, un mix di eleganza e volgarità dolcemente mescolate senza pudore.

Terzo must: le file

Anche col migliore accredito si passa un tempo indeterminato e indeterminabile insieme a sconosciuti in piedi tra due transenne.

Vorrei tentare un esperimento da Guinness: passare un’intera giornata a passeggiare su e giù per la croisette, avanti e indietro, da sopra a sotto, solo guardando e camminando, salutando e fingendo di non conoscere nessuno, osservando la fauna, sorridendo, schivando, assaporando profumi e maleodori, stilando classifiche degli umori, degli sguardi, delle pose, degli atteggiamenti divistici assunti dalle persone comuni in un clima glamour del genere.

Potrebbe essere curioso, il mio istinto documentaristico mi tenta verso questa direzione. Ma dopo quaranta minuti in linea all’una spaccata, avendo mancato i primi dieci metri sotto la pensilina e trovandomi, mio malgrado, a trenta gradi non all’ombra, credo che perderà colpi nei prossimi dieci minuti, affievolendomi sul selciato come un gelato squagliato. Il mio regno per un copricapo. Addio. (Chiederò accoglienza agli scortesi inservienti con la puzza sotto il naso per stazionare in sala per l’intero pomeriggio).

Must quarto (ma il più importante): la bellezza

In mezzo alla folla media, pur sempre assai più patinata e in ghingheri che altrove, la quantità di uomini e donne belle è elevatissima. Sconvolgente. Impossibile da non notare. Di cosa si tratta? Di un fenomeno genetico-sociale? Di un caso di “bellezza attrae bellezza”? La volontà di diventare star, vip, glam rock produce delle invisibili particelle che illuminano gli occhi, assottigliano i lineamenti, ammorbidiscono le forme rendendole più simili a statue, canoni intoccabili di perfezione? Io non lo so, nessuno lo sa ma qui dove ti giri vedi qualcuno di bellissimo, che tu sia etero gay o bisex, ce n’è per tutti ma, temo valga anche qui la regola, non detta ma veritiera: chi si somiglia si piglia.

(Brevissimo accenno alla festa di Moretti: uomini e donne esteticamente al di sotto della media della croisette, assoluta maggioranza di italiani, musica anni Ottanta ideale appunto per l’italiano medio con un range dai trenta ai sessanta. Nanni ha bevuto, si è scatenato in pista, si è lasciato baciare e fotografare, felice dell’accoglienza festivaliera al film. Mi chiedo solo: come starà oggi?)

fabianasargentini@alice.it