Il 12 ottobre, la festa della hispanidad, non è mai stata molto amata né dalla sinistra, né dai
catalani, né dai baschi. Anche quest’anno gli esponenti di Podemos hanno boicottato sia la
sfilata militare per il centro di Madrid, sia il tradizionale ricevimento offerto dal monarca, così
come i presidenti catalano, basco e la presidente navarra. Un centinaio di comuni catalani
inoltre sono rimasti aperti per protesta.

La sfilata di quest’anno, con il motto “orgogliosi di essere spagnoli”, è stata macchiata da un
lutto. Un Eurofighter che vi ha partecipato è precipitato mentre tornava alla base e il pilota è
rimasto ucciso. Il costo totale delle manifestazioni di ieri è stato di 800mila euro, la metà dei
quali per la sfilata dei 4000 militari a Madrid.

A Barcellona, oltre la marcia che ogni anno riunisce qualche centinaio di fascisti a Montjuic,
quest’anno la Società civile catalana, vicina a Ciudadanos e al Pp, ne aveva organizzata
un’altra. Molto meno consistente di quella di domenica scorsa: qualche decina di migliaia di
persone. Ci sono stati scontri in plaça Catalunya: alcuni ultrà si sono lanciati sedie di un bar.

Nel frattempo la situazione politica è sospesa in attesa della risposta di Puigdemont alle
richieste del governo. In molti pensano che Rajoy non applicherà il famoso articolo 155 se
Puigdemont nega che ci sia stata dichiarazione di indipendenza. D’altra parte i socialisti
sperano che se dovesse essere applicato, Rajoy si limiti a sciogliere il Parlament catalano e a
convocare elezioni.

Intanto la ministra della difesa Cospedal ha dichiarato che ha la “quasi totale certezza” che
non sarà necessario l’intervento delle Forze armate in Catalogna.