Uno dei lati positivi delle piattaforme streaming del Sol Levante, almeno per quel che riguarda la cinematografia del passato, è che negli ultimissimi anni molta della produzione per il grande schermo firmata Toei, Toho, Shochiku e Daiei, le quattro grandi case di produzione giapponesi, ha trovato spesso canali di distribuzione digitali online, specialmente per quel che riguarda lavori commerciali usciti nel dopoguerra. Esistono naturalmente retrospettive in luoghi fisici come cinema o festival, sempre meno purtroppo, che dedicano spazio ai film del passato, ma la distribuzione online, caotica, non curata e spesso trasmessa in qualità non altissima, alcune volte finisce per diventare però, anche l’occasione di preziose (ri)scoperte.

Accade così che negli ultimi mesi è riaffiorato online un lavoro diretto da Koreyoshi Kurahara per la Nikkatsu nel 1959, Kaitei kara kita onna (The Woman From The Sea), interpretato da Tamio Kawachi e scritto da Shintaro Ishihara, romanziere e sceneggiatore di grande successo durante gli anni cinquanta e sessanta poi diventato, negli ultimi decenni del secolo scorso, politico di destra fortemente razzista e omofobo e anche governatore di Tokyo.
Il film è interessante per vari motivi, prima di tutto perché è un altro tassello nella produzione di Kurahara, regista tanto di opere libere e quasi sperimentali negli anni sessanta, quanto di film decisamente più tradizionali nei decenni successivi, si ricordi qui almeno il campione di incassi e strappalacrime Nankyoku monogatari (Antarctica) del 1983. In secondo luogo The Woman From The Sea rappresenta un’incursione quasi unica del filone dei taiyozoku eiga, i Sun Tribe film, lavori che rappresentavano le vicende della gioventù giapponese ribelle e borghese fra gli anni cinquanta e sessanta, nel fantastico marino. Mentre è in vacanza in una casa sul mare, un giovane, Kawachi, si innamora di una avvenente e selvaggia donna che dice di vivere da sola nel mare, ma i pescatori del villaggio vicino pensano che si tratti di un mostro proveniente dall’oceano. Film che quasi anticipa le atmosfere sinistre di Night Tide, opera del 1961 e con un giovane Dennis Hopper nel ruolo del protagonista, il lungometraggio giapponese non è riuscitissimo, ma va ricordato almeno per la sua protagonista femminile, Hisako Tsukuba. Tsukuba, che si impone come attrice tra gli anni cinquanta e sessanta quando lavora, ancora giovanissima, soprattutto per la Nikkatsu e la Daiei, ha avuto una carriera tanto interessante quanto variegata attraverso la quale ha saputo reinventarsi.

Dopo essere apparsa in più di cinquanta film tra il 1957 e il 1963, la ragazza, ancora alla giovane età di 24 anni e al picco della sua popolarità, decide di trasferirsi negli Stati Uniti per studiare lingue alla Columbia University.
Nel 1966 sposa Matthew van Leeuwen e cambia quindi il suo nome in Chako van Leeuwen, nome con cui è conosciuta al giorno d’oggi, studia sceneggiatura alla California University e inizia a lavorare come produttrice, con alcune collaborazioni anche con Roger Corman. La carriera come produttrice negli Stati Uniti comincia con Young Americans nel 1967, documentario che segue i ragazzi di un coro nell’America di fine anni sessanta, continua nel 1973 con Tender Loving Care, ma decolla definitivamente soprattutto alle fine degli anni settanta quando coproduce Piranha di Joe Dante (1978), film e franchise a cui rimane professionalmente legata, tre anni più tardi ritorna infatti a produrre il seguito, Piranha II e nel 2010 la rivisitazione Piranha 3D (2010).

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