Lo scorso 13 dicembre Jack Hirschman ha compiuto 80 anni. Auguri perciò, pur se in ritardo, a una delle voci più alte, coerenti e incorruttibili della controcultura statunitense. Poeta, scrittore e artista nato nel Bronx, trasferitosi poi a San Francisco nel 1972, dove è diventato il quarto Poeta laureato di questa città, nel 2006, contemporaneamente alla pubblicazione del suo più importante volume: The Arcanes, libro di un migliaio di pagine realizzato dalla Multimedia Edizioni di Baronissi (Salerno).

Benché boicottato dal mercato editoriale statunitense per la sua continua attività contro la guerra e in difesa degli ultimi di ogni estrazione e latitudine, le pubblicazioni e le traduzioni (da 9 diverse lingue) di Hirschman ormai non si contano più.

Spesso confuso coi poeti della beat generation, pur essendo stato amico con molti di loro, Hirschman tende a sfatare la mitizzazione di quel movimento: «è una industria editoriale del mondo occidentale e non un’avanguardia poetica, perché un’autentica avanguardia dovrebbe invece essere impegnata a cambiare la situazione dei poveri nel mondo. Questa è la responsabilità dei veri poeti».

Ebreo e comunista, è stato definito in diversi modi, tra cui “poeta rosso”, nomignolo che dà anche il nome al film documentario red poet, dedicatogli qualche anno addietro dal filmaker Matthew Furey’s. Ma anche questa suggestiva definizione sta stretta ad Hirschman, che è molto di più e a testimoniarlo ci sono le scelte della sua stessa vita; scelte senza compromessi o ambiguità, che gli sono costate una brillante carriera di docente universitario (espulso dalla Ucla University perché promuoveva gli studenti passibili d’arruolamento per evitar loro la guerra in Vietnam) e un’esistenza condotta tuttora ai margini della povertà.

Ma a lui poco importa del successo, perché si sente già ricco con la sua poesia. Perché tra parola e gesto non marca alcuna distanza. Perché tra i suoi versi e la sua vita non si vede nessuna distinzione. Perché riesce ad essere tutto ciò che scrive. Perché lui è la sua poesia e la sua poesia è lui, in un tutt’uno.

Da qualche anno ha fondato, a San Francisco, le RPB (Revolutionary Poets Brigade), che si sono moltiplicate in tantissime altre città degli States e del mondo, con già un paio di antologie all’attivo che raccolgono centinaia di testimonianze di autrici e autori di ogni parte del pianeta e circa 30 diversi idiomi con testo a fronte in inglese.

Le RPB sono collettivi di donne e uomini che, attraverso la poesia, escono dai percorsi esclusivi e settari dei salotti letterari e delle accademie entrando nel vivo del tessuto sociale: scuole, piazze, fabbriche, periferie, prigioni, restituendo alla poesia il ruolo sociale e culturale che merita.

Anche a Roma è attivo un gruppo di RPB, che in questi giorni ha pubblicato un’antologia interamente dedicata al tema del lavoro, in tutte le sue possibili coniugazioni, intitolata «Articolo1 – una repubblica affondata sul lavoro», per le edizioni Albeggi e con una prefazione di Agneta Falck, compagna di Jack, scrittrice e artista a tutto tondo.

Poi ancora un’altra recentissima pubblicazione: «jacKISSimo», per le edizioni Seam, interamente dedicata ad Hirschman, firmata da 23 autori e autrici che ne hanno condiviso i sentieri della poesia e dell’impegno umano e politico, per festeggiare i suoi 80 anni. Ma l’intenso lavoro attorno alla sua opera non finisce qui: Alessandra Bava, esponente delle Rpb romane, sta lavorando ad una ricchissima biografia (autorizzata) e, a breve, è prevista una nuova raccolta di Arcani, sempre curata dalla Multimedia Edizioni, la casa editrice condotta da Sergio Iagulli e Raffaella Marzano, che promuove anche la maggior parte dei viaggi e dei reading di Hirschman in Italia.

Il primo appuntamento italiano è per la sera del 6 maggio, alle 21, al teatro Valle occupato di Roma, dove andrà in scena un evento speciale con la partecipazione del Tjo (Terni Jazz Orchestra), che per l’occasione presenterà il suo nuovo cd dal titolo One Day, proprio da una poesia del poeta newyorkese. Hirschman leggerà i suoi testi interagendo con l’orchestra al completo e con alcuni solisti.

Seguirà un tour che toccherà molte città italiane, tra cui l’appuntamento al Teatro Olimpico del Palladio a Vicenza, in un reading con il jazzista Antonello Salis; poi Ascoli, Zagabria, Moniga del Garda (dove riceverà il Premio alla carriera), Bari, Cormons, Treviglio, Fermo, un tour in Sardegna e tanto altro.

Una vita di poesia e di lotta, insomma. Ma la lotta non si limita solo all’appassionata ricerca letteraria o a contenuti e istanze comunque fondamentali per dare un senso e uno scopo al lavoro di Hirschman, pure l’utilizzo dei diversi linguaggi richiede una cura e un impegno per cercare di abbattere i muri che separano tra loro i linguaggi stessi, cercando di liberarli dai compartimenti stagni di appartenenza per poi metterli in comunicazione. Una ricerca tesa a non chiudersi in percorsi élitari o autoreferenziali, ma che porti ad offrirsi alle continue interazioni tra i diversi modi e mondi dell’espressione artistica: che si tratti di poesia o musica o pittura, non fa differenza.

Un linguaggio eletto che Jack Hirschman ha adottato per denunciare la menzogna e per cercare, rivelare e condividere, tutti i possibili nomi della verità.