Affrontando uno dei temi che stanno più a cuore a chi chiede una riforma della giustizia penale in America, Hillary Clinton si è impegnata, in caso fosse eletta, a porre fine alla disparità di condanna tra il possesso e spaccio di cocaina e crack, come parte di un più ampio piano di riforma delle pene, finalizzata, in parte, a conquistare il sostegno elettorale della comunità afro-americana. «Crack e cocaina sono due forme della stessa droga – ha affermato la Clinton – e continuare a trattarle penalmente in modo diverso è discriminatorio ai danni degli afroamericani».
Il discorso di Hillary è avvenuto durante un evento e incontro con i leader afro-americani di Atlanta, in Georgia, dove ha lanciato il progetto «Afro-Americani per Hillary» prima di riprendere il viaggio verso Charleston, in Carolina del Sud, per presenziare ad una cena organizzata dal gruppo per i diritti degli afro-americani Naacp (National Association for the Advancement of Colored People).

In questa occasione Clinton ha affermato che l’attuale sistema, che attribuisce pene detentive molto più lunghe per il crack in confronto a una pari quantità di cocaina, è di fatto discriminazione razziale istituzionalizzata in quanto non è un dato occulto che il crack sia una droga più popolare nella comunità nera a basso reddito mentre la cocaina è una droga per bianchi ricchi. La teoria è confermata dai numeri: nel 2009 i dati del governo mostravano che quasi l’80 per cento dei condannati per reati riguardanti il crack erano neri e la proporzione da allora non è cambiata di molto; anche a causa di ciò l’anno successivo il Congresso degli Stati uniti ha approvato una legge, firmata da Obama, per ridurre la disparità di condanna da un rapporto di 100 a 1 a un rapporto di 18 a 1; Hillary si spinge più in là chiedendo la stessa pena per entrambe le sostanze e quindi per entrambe le comunità.

Non è questo l’unico tema in ambito di riforma della giustizia sul quale si è espressa. In una serie di tweet, pochi giorni fa ha sottolineato che gli Stati uniti hanno un urgente bisogno di porre fine al sistema delle prigioni private e delle incarcerazione di massa. Quello della riforma delle prigioni è uno dei temi dibattuti in questi tempi, in perfetta sintonia con quanto da qualche mese accade nello stato di New York dove il sindaco De Blasio ha presentato un piano per ridurre gradualmente la popolazione carceraria rinchiusa in attesa di processo per reati non violenti e che non può permettersi di pagare una cauzione, anche in questo caso i soggetti coinvolti sono per lo più afro americani o ispanici.
Hillary Clinton ha fatto della riforma della giustizia penale una pietra miliare della sua campagna, usando il primo discorso da candidata per illustrare il suo programma a riguardo e che include l’utilizzo a livello federale delle body camera da parte della polizia e la fine del sistema della profilazione razziale.

Questo pacchetto di leggi che da una parte arriva come necessario ed acclamato dall’elettorato nero, è recepito malissimo dai corpi di polizia. I rapporti tra potere centrale e polizia in questi mesi sono tesi e sembrano non essersi mai del tutto rasserenati dai grandi strappi avvenuti a New York ed a Ferguson nel 2014 e ancora una volta collegati al movimento di Black Lives Matter.

La polizia americana si sente criminalizzata e lasciata sola davanti ad una popolazione inferocita, sostenuta, se non sobillata, dai politici liberal. Una settimana fa una manifestazione su questo tema, aveva visto in prima fila marciare per le strade di New York il regista Quentin Tarantino che si espresso senza giri di parole dicendo «Quando vedo un omicidio non posso fare a meno di chiamare l’assassino, un assassino».

La polizia newyorchese e non solo ha reagito attraverso i propri sindacati chiamando al boicottaggio del prossimo film di Tarantino, lo stesso padre del regista ha rilasciato dichiarazioni distaccandosi dalle affermazioni del figlio mentre gli attori afro americani che hanno lavorato con lui sono andati in suo appoggio. È un terreno minato quello della riforma della giustizia penale ma è uno dei temi chiave di questa campagna elettorale così come lo è il voto afro americano che sarà determinante per il risultato finale.