A distanza di 8 anni dalla prima uscita, torna nuovamente disponibile La Mia Generazione, il doppio disco con cui Marco Ferradini rende omaggio al compianto Herbert Pagani. 21 tracce fanno parte del tribute album, interpretate insieme ad amici artisti, come Alberto Fortis, Andrea Mirò, Mauro Ermanno Giovanardi, Eugenio Finardi e Flavio Oreglio. Arrangiato da José Orlando Luciano e da Ferradini stesso, l’album è stato pubblicato anche in versione fisica «Potevo pensarci già prima del 2012 ma forse una forma di pudore e di rispetto mi impediva di reinterpretare i brani di un amico» ha dichiarato Ferradini «Poi ne ho parlato un po’ con amici e colleghi artisti, scoprendo che Herbert era nel cuore di tutti, e dunque realizzare un album di duetti è stata la logica conseguenza».
Herbert Pagani è stato uno dei cantautori più poliedrici e anti-conformisti del panorama italiano. Nato a Tripoli da genitori ebrei, Pagani tra gli anni ’60 e ’80 – morirà di leucemia a soli 44 anni nel 1988 – ha ricoperto diversi ruoli: cantautore, disc-jockey, poeta, scrittore, scultore, pittore, e attore. Dopo essere scappato dalla Libia per sottrarsi ai pogrom antisemiti, visse tra l’Italia, la Germania e la Francia, affinando la sua voce melodiosa e le sue doti di scrittura. Folta chioma alla Bob Dylan, cominciò ad adattare in italiano brani famosi, come Albergo a ore, versione italiana di un brano di Edith Piaf incisa nel 1969, e la struggente Sai che basta l’amore, adattamento di una canzone di Jacques Brel.

OLTRE A INCIDERE brani pop di squisita fattura come Cin cin con gli occhiali scritta con Edoardo Bennato e canzoni come Un capretto, una versione del canto yiddish Dona Dona che denuncia l’indifferenza del massacro del popolo ebraico durante la Shoah. Uno scrigno di canzoni quasi dimenticate che Ferradini – amico e co-autore insieme a Pagani di hit come Teorema e Schiavo senza catene – ha deciso, per la seconda volta, di riportare in vita. Un canzoniere unico che ha saputo mescolare, temi come il pacifismo, l’impegno ecologico, l’antisemitismo e la complessità dell’amore. Senza mai il timore di denunciare la classe politica, come in Signori Presidenti del 1976 dove cantava «E per i panni sporchi lavati troppo tardi/In certe lavatrici intorno al Quirinale/Che puzzano d’inganni di sangue e di miliardi/Mentre la lira scende ed il terrore sale».