Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla, più noti come Allora&Calzadilla, coppia d’artisti cubano-americana, di stanza a Portorico, sono conosciuti in Italia per le polemiche suscitate nel 2011 quando, ospitati nel Padiglione Usa della 54/ma Biennale, proposero Gloria, progetto in sei «pannelli» contenente anche l’installazione Track and Field, il tank rovesciato e usato come tapis-roulant per il fitness. Nel bel mezzo delle prove della loro performance In the Midst of Things all’Arsenale, riusciamo a raggiungerli per email e a porre loro alcune domande.

Nelle recenti mostre avete incluso film, suoni, performance, sculture: come sarà «In the Midst of Things»?
È un’opera corale realizzata con il compositore Gene Coleman e l’ensemble vocale d’avanguardia Voxnova. Dura circa 25-30 minuti e comprende 8 voci, 4 uomini e 4 donne, che coprono lo spettro vocale maschile e femminile, dal basso al soprani. Per la performance alla Biennale, ci siamo intromessi nella struttura di The Creation, l’oratorio di Haydn composto su testi della Genesi e del Paradiso Perduto di Milton, modificandone il libretto e cambiando l’ordine e separando alcune linee, frasi e parole. La nuova partitura di Coleman riduce ulteriormente il linguaggio del libretto ai suoi elementi fondamentali di tono (vocali) e rumori (consonanti), ed è poi ricostruito usando tecniche come l’overtone e il canto multi-fonico cari anche a Demetrio Stratos. Inoltre, questi strumenti compositivi e narrativi sono ulteriormente enfatizzati attraverso movimenti di palco paralleli. Abbiamo creato un legame essenziale tra il canto e il movimento che lo accompagna: cantando parole al rovescio, gli interpreti si muovono fisicamente all’indietro.

Come avete lavorato intorno alla Creazione di Haydn?
Abbiamo iniziato a pensarci durante la lavorazione d’Apotome, un video realizzato nel 2013 per Festival d’Automne di Parigi. Apotome si contestualizza nella Rivoluzione Francese; lì un uomo cerca di comunicare e creare nuove relazioni con animali in cattività: i due elefanti portati al Museo di storia naturale di Parigi nel marzo del 1798 come trofei di guerra. Al Jardin de Plantes ebbe luogo il concerto per gli elefanti. Questo esperimento fu organizzato da musicisti per vedere se la musica umana potesse sollecitare una reazione in una forma non-umana di vita. Durante la ricerca dei materiali abbiamo trovato un documento di quell’epoca che ci ha fornito ulteriori dettagli su quel concerto. Vi erano elencate musiche come Iphigenie en Tauride (1779) di C.W. Gluck; O ma tendre musette di P. A. Monsigny; e l’inno rivoluzionario Ça ira, suonato però in diverse chiavi. Haydn era presente con una partitura anonima. Così abbiamo iniziato a documentarci sulle opere di Haydn composte in quegli anni e una di loro era The Creation. Abbiamo deciso di realizzare una nuova opera collegata al celebre oratorio di Haydn, conservando però inalterata l’impostazione di opera vocale. Ci sembrava che l’oratorio fosse il soggetto perfetto per il nostro esperimento ed eravamo coscienti che avremmo dovuto lavorare con persone che condividevano il nostro desiderio di creare nuove forme di musica e testare i limiti della voce umana.
Il nostro lavoro interloquisce con l’Angelo della Storia di Benjamin, che Okwui richiama nel suo progetto, i cui angeli raffigurano perfettamente in The Creation Raffaele, Gabriele e Uriel e, ovviamente, anche Satana.

Qual è il vostro rapporto con Marx e «Il capitale»? L’avete letto?
L’abbiamo letto in alcune sue parti. È un testo essenziale. Non è escluso che torneremo a lavorarci sopra ancora.

Il capitolo Tomorrow del progetto di Enwezor, di cui fate parte, è spostato alle Corderie, quasi luogo a sé della Biennale, metafisico, originale, misterioso, piazza di progetto e d’arme…
Troviamo interessante presentare In the midst of things nelle Corderie: la forma rettangolare della sua architettura è il risultato della sua funzione originaria, ovvero la creazione di nodi per le corde delle barche. Il tema cosmologico della Creazione e l’ordine dell’Universo nell’oratorio di Haydn è raccontato in modo lineare, e richiama le linee dritte che una volta si allungavano attraverso gli ampi spazi della Corderie. Potremmo affermare che il nostro lavoro raccoglie questi nodi e li lega l’uno all’altro. (si ringrazia Laura Facco)