L’annuncio della nuova banconota da venti dollari che recherà l’effige di Hariett Tubman – anche se la prima tiratura non è prevista prima del 2020 – è stata acclamata come un fondamentale atto riparatorio, un riconscimento storico, se pur simbolico in una nazione ancora dilaniata da un retaggio di oppressione razziale.

In un paese cui molti rivendicano tuttora riparazioni più quantificabili da ripagare (in effettive banconote) ai discendenti degli schiavi, l’omaggio a Tubman, una schiava emancipata, militante abolizionista che operò come spia nordista nella guerra civile e liberò personalmente centinaia di schiavi espatriandoli in Canada, equivale ad una “canonizzazione” radicale . Un lascito storico dell’amministrazione del primo presidente afro americano, spesso criticato per non aver fatto di più per sanare le discriminazioni che affliggono tuttora l’America.

Nella nazione più multietnica e multiculturale, minoranze e donne latitano da sempre dalla carta moneta per antonomasia riservata al “culto laico” dei padri fondatori. Attraverso quelle effigi i verdoni sparsi nel mondo come oggetto iconico dell’egemonia economica, sono anche vettori ideologici : Washington, Lincoln, Franklin, Jefferson, Grant, Hamilton, Jackson – sono i luminari del progetto politico economico americano

Si da però il caso che i riveriti padri della patria fossero in gran parte anche oligarchi latifondisti padroni di schiavi. Le nuove banconote saranno effetto di un movimento decennale per l’inclusione di personaggi storici femminili nel panteon monetario per celebrare il centenario del suffragio universale. La scelta della ex schiava Tubman si carica però di un ulteriore valenza, oltre la semplice parità dei sessi, implica il riconoscimento del peccato originale del paese.

Il progetto iniziale era di sostituire Alexander Hamilton sulla banconota da dieci, ma l’idea è stata abbandonata in gran parte per l’enorme successo del musical omonimo dedicato ad Hamilton che da mesi sta spopolando su Broadway. Fra i padri fondatori la distinzione di Hamilton fu di creare la banca centrale delle colonie emancipate e viene universalmente ricordato come architetto del sistema finanziario del paese, interprete ante litteram dell’anima mercantile e affarista, delle’egemonia economica insomma: fra i fondatori il vero lungimirante fautore del capitalismo finanziario americano, cioè di quella che sarebbe diventata il tratto distintivo della futura superpotenza. Caratteristiche che – musical a parte – rendevano comunque intoccabile la sua effige.

Nel progetto del ministro obamiano del tesoro, Jack Lew, i soldi dovrebbero venire a rispecchiare i valori universalisti di un America più moderna ed illuminata – o almeno più storicamnte corretta – con tutte le contraddizioni che questo implica. Così la banconota di Hamilton verrà popolata sul retro da un quintetto di suffragette a ricordare la lotta per l’uguaglianza delle donne: Lucretia Mott, Sojourner Truth, Elizabeth Cady Stanton, Alice Paul e Susan B. Anthony. Il retro della banconota da cinque avrà I ritratti di Eleanor Roosevelt, Martin Luther King e la soprano afro americana Marion Anderson.

Da canto suo Tubman smistata sui $20, dovrà convivere con lo schiavista Jackson – retrocesso , si al “lato B” – ma non espulso del tutto . Una coabitazione vieppiù scomoda perché di tutti i fondatori il settimo presidente ha il retaggio più equivoco. Jackson fu proprietario di centinaia di schiavi nella sua piantagione in Tennessee e da presidente fu un suprematista e genocida che guidò la guerra ai Seminole in Florida e in seguito firmò l’Indian Removal act del 1830, orchestrando una massiccia pulizia etnica ricordata come trail of tears una marcia forzata in cui perirono migliaia di uomini donne e bambini Seminole, Cherokee e Choktaw espropriati e spediti al confino in Oklahoma.

Non è mancato quindi chi ha trovato l’accostamento dei due personaggi lievemente azzardato – un pò come stampare il generale Custer sul retro di Toro Seduto (che a pensarci un suo senso storicamente consuntivo ce l’avrebbe). E molte – le critiche più acute sono provenute da femministe e militanti afro americani – hanno trovato equivoca l’idea stessa di “onorare” una militante rivoluzionaria sulla moneta del sistema – suprematista e patriarcale – che dopotutto combatteva. Nella società capitalista in cui visse, Tubman era considerata merce di scambio: coi soldi la si poteva acquistare.

Non era pensabile forse che la valuta nazionale venisse riconsegnata d’un colpo solo agli esponenti di quella storia “alternativa” che Howard Zinn chiamò la people’s history of the United states . Ma con tutte le contraddizioni del caso, le modifiche annunciate rappresentano quantomeno il riconoscimento del valore politico delle effigi sui dollari. Un esercizio di revisionismo parziale ma indicativo di una tendenza più generale come quella che interessa ad esempio molte università Usa di cui negli ultimi anni è emersa più chiaramente la storia segregazionista. Da Brown, fondata nel settecento dall’omonima famiglia di mercanti di schiavi del Rhode Island a Yale Harvard e Princeton  che furono centri accademici di promulgazione “scientifica” dello schiavismo.

Gli scheletri  nell’armadio di Princeton in particolare sono anche più recenti, dato che il preside nel primo decennio del ‘900 fu il futuro presidente  Woodrow Wilson, ardente segregazionista che pontificava spesso sull’inferiorità della “razza nera”.L’ateneo del New Jersey è stata oggetto di numerose manifestazioni coordinate dalla Black Justice League che chiede che venga cambiato il nome alla Woodrow Wilson school of public and international affairs a e che il nome di Wilson venisse rimosso dagli edifici dell’istituto..

L’anno scorso la mobilitazione per far ammainare la bandiera confederata in South Carolina ha dimostrato che la storia della segregazione è chiaramente ancora sentita come assai attuale dai discendenti delle vittime. Il vero problema sembra piuttosto la mancanza di progresso da parte dei discendenti degli autori delle storiche discriminazioni. Per quanto simbolico e parziale le nuove banconote rappresentano un passo nella direzione giusta.