MARINA CATUCCI
New York
IIIl primo compleanno come presidente degli Stati uniti, Donald Trump l’ha celebrato tra le proteste dentro e fuori Capitol Hill. Mentre infatti gli Usa si preparavanoa dare vita alla più grossa manifestazione di dissenso della loro storia, il Congresso è entrato ufficialmente in shutdown, vale a dire in una fase di blocco di tutte attività amministrative.
LA LEGGE FINANZIARIA – come era prevedibile – è passata alla camera ma ha trovato uno scoglio al senato, dove i repubblicani hanno la maggioranza per un solo voto e dove i senatori del Gop hanno posizioni molto più frammentate rispetto ai loro colleghi alla Camera. In questo momento è come se negli Usa ci fossero due partiti e mezzo, democratici, repubblicani e repubblicani vicini a Trump; mettere insieme un progetto di bilancio annuale con questi tre attori politici è un’operazione di funambolismo che è stata rimandata già due volte, approvando dei mini bilanci trimestrali: ora la decisione non è più procrastinabile. Sul piatto non c’è «solo» la distribuzione dei fondi, ma il destino dei Dreamers, bambini ora adulti arrivati in America a seguito di genitori illegali e il muro con il Messico, simbolo di tutta la campagna elettorale di Trump.
I DEMOCRATICI avevano messo in chiaro fin dal primo rinvio del voto per il bilancio, a inizio autunno, che non avrebbero votato una finanziaria che non contenesse delle garanzie di protezione per i Dreamers: questo disegno non lo contiene; dal canto suo Trump non ha mai fatto mistero di non voler firmare alcun piano non comprendente il finanziamento per la costruzione del muro al confine con il Messico, nonostante anche il suo partito sia distante da un unanime consenso a proposito.
Durante la notte Trump aveva convocato il leader della minoranza democratica Schumer, ma a quanto pare l’incontro non ha prodotto il risultato sperato e il Congresso ha dichiarato lo shutdown. Ora, fino a che non si arriverà a un compromesso, i parchi nazionali e i musei rimarranno chiusi, il governo federale cercherà di garantire i servizi essenziali, come la sicurezza nazionale e quella pubblica, la giustizia, la sanità, le pensioni, il traffico aereo.
NON TUTTI I DIPENDENTI di questi settori però continuano a essere pagati, come ad esempio il Pentagono, che ha specificato che il personale militare in servizio attivo resterà al suo posto anche se non sarà retribuito, finché il Congresso non approverà una nuova legge. L’ultimo shutdown risale al 2013, quando per 16 giorni si bloccò tutto per via delle posizioni opposte sull’Obamacare, ma è la prima che avviene uno shutdown con un partito che controlla entrambi i rami del Congresso e la Casa bianca.
IL BILANCIO È STATO BOCCIATO con 50 voti contro 49: ne erano necessari 60 per approvare un testo, respinto anche da quattro senatori repubblicani. «Questo passerà alla storia come lo shutdown di Trump – ha dichiarato Chuck Schumer – emblematico del caos innescato dall’insediamento di Trump alla Casa bianca». Non il caos ma un bel po’ di attività ferve anche fuori il Congresso; manifestanti si sono riuniti nuovamente per un fine settimana che vede proteste in centinaia di città in tutto il paese e nel mondo, perché il movimento in un anno è solo cresciuto nelle sue ambizioni, che ora vanno al di là di Trump.
IL DILUVIO DI RIVELAZIONI su uomini potenti che abusano di donne in posizione d’inferiorità, ha generato #MeToo, galvanizzando gli attivisti che chiedono un cambiamento sociale e politico più profondo, e negli Usa le donne progressiste sono ansiose di tradurre il loro entusiasmo in vittorie elettorali nelle elezioni di medio termine di quest’anno. Katherine Siemionko, fondatrice di Women’s March Alliance, l’organizzazione no-profit che ha organizzato la protesta di New York ha detto che spera di dare energia ai colleghi attivisti per l’anno decisivo per le elezioni: «Il messaggio di quest’anno ha detto Siemionko – è in marcia per l’azione: manifesto, mi registro, voto».
E su Twitter sintetizza il governatore di New York, Andrew Cuomo: «L’anno scorso è stata la resa dei conti, quest’anno è la battaglia».