Hans van Manen e Roland Petit: il primo è uno dei grandi maestri della coreografia olandese, ottantotto anni portati con eleganza e piglio, più di 125 creazioni alle spalle, il secondo, scomparso nove anni fa, era del 1924 e la sua indimenticabile verve si associa a titoli che hanno fatto storia come Carmen e Le Jeune Homme et la Mort. Le loro coreografie si intrecciano al Teatro alla Scala fino all’8 febbraio per Serata van Manen Petit, cinque pezzi nell’ambito del progetto dedicato alla danza su musica da camera, voluto dall’ex sovrintendente Alexander Pereira.
Petit è un nome di casa alla Scala, van Manen lo è molto meno: dei suoi tre titoli in scena, due non erano mai stati visti al Piermarini, e il primo, Adagio Hammerklavier, nato nel 1973 sull’Adagio della Sonata n. 29 in si bemolle di Beethoven, fu danzato dai ballerini del Teatro solo in due occasioni negli anni Ottanta e fuori sede. Se un intreccio sospeso nel tempo con sfumature appassionate (Starace/ Di Clemente), ardite (Podini / Corrado), rarefatte (Del Freo/Losa) è la cifra di Hammerklavier, in Kammerballett su musica di Cage, Karayev e Scarlatti, la diversificazione dei temperamenti umani poggia sul colore. Quattro maschi e quattro femmine, arancione, giallo, marrone e nero. Otto sgabelli, una scrittura che sfodera, come in un domino, i protagonisti (potenti Corrado e Starace) in un fronteggiarsi espressivo nello spazio. Salti, corse, pose, sguardi, staccati, legati, fino all’assolo ambiguo, interrogativo, della danzatrice in nero, Alessandra Vassallo.

ICASTICO il terzo van Manen: Sarcasmen, del 1981, musica di Prokof’ev, in scena al pianoforte James Vaughan. Un uomo e una donna si aspettano, si sfidano: agone sornione e agguerrito, danzato dai primi ballerini Nicoletta Manni e Claudio Coviello con brio comico e gusto della prestazione tra virtuosismi per la supremazia ed espliciti richiami alla sessualità. E Roland Petit? Il primo suo pezzo è Le combat des anges, su musica di Fauré, da Proust ou les Intermittences du cœur : una lotta di forza, luce e oscurità degli animi contrapposti ballato con seducente vigore da Claudio Coviello e Marco Agostino. Chiusura serata con Le Jeune Homme et la Mort, capolavoro esistenzialista di Petit da una geniale idea di Cocteau, sulla Passacaglia per organo in do minore di Bach. Pezzo visto molte volte in Scala, ripreso con bella e applaudita partnership da Roberto Bolle e Nicoletta Manni.