Uno svizzero anomalo, Hans Ruedi Giger, scomparso lunedì scorso, il cui nome, diminutivo di Hans Rudolf, andrebbe pronunciato con il solido accento zurighese caratteristico del tedesco in uso nei cantoni germanofoni della confederazione elvetica. Nasce a Coira da umani il 5 febbraio 1940, il papà di Alien e fautore della poetica biomeccanica che ha anticipato di decenni tutte le derive horror del cyberpunk e codificando i passaggi teorici, formali e politici nei quali si è andato formando l’estetica della nuova carne. Mastro dell’acrilico areografato, Giger ha lasciato una traccia indelebile nell’immaginario contemporaneo. Le minacciose e conturbanti creazioni erotiche postumane che costituiscono il pantheon gigeriano derivato dall’elaborazione del bestiario lovecraftiano ma come non vedere nelle anatomie falliche di Giger i barlumi dell’estetica cronenberghiana? Le pistole spara-feti e gli intrecci di corpi autopenetranti sono una rielaborazione in chiave post-industriale dell’ideologia del parto e dell’amore osservati su scala funzionale. Riproducibile.

Come non cogliere lo stridente contrasto ironico fra un’opera così personale e visionaria e l’immagine ufficiale che la Svizzera proietta da sempre di se stessa, culla del «ciò che non è regolare è proibito»? I BioMeccanoidi, infatti, fantasmagorie di carne e metallo, stanno al surrealismo come il cut-up di William S. Burroughs sta alla scrittura di James Joyce.Il realismo fotografico dei dettagli meccanici, in grado di conferire al suo lavoro un allucinato carattere documentario, sono il rovescio oscuro di un paese che dei cronomeccanismi ha fatto un marchio d’eccellenza.

E non è un caso che siano proprio il mondo del rock e del cinema a comprendere e accogliere l’opera di Giger. A partire dall’artwork di Brain Salad Surgery di Emerson, Lake & Palmer alla collaborazione con i Dead Kennedys i quali hanno inserito nella confezione dell’album Frankenchrist il poster del dipinto Penis Landscape, scelta che ha scatenato nei confronti della band e dell’etichetta un’estenuante processo per oscenità che ha quasi provocato la bancarotta della punk-band.

Anche gli italianissimi Pankow, per illustrare il loro primo lavoro sulla lunga distanza, il seminale Freiheit fuer die Sklaven sono ricorsi all’arte di Giger. E se è stato soprattutto il mondo del metal estremo a ricorrere al lavoro di Giger, basti pensare a Danzig o ai Carcass, per citare solo i più noti, non si può fare a meno di ricordare la collaborazione dell’artista con i connazionali Celtic Frost, band fondativa del black metal che, nella figura di Tom Gabriel Fischer, è continuata anche con i Tryptikon, nuovo progetto del rocker zurighese. E ora che Giger ha raggiunto il pantheon biomeccanoide da lui sognato come un’antiutopia della carne, come non immaginare la splendida Sil di Specie mortale piangere dickiane lacrime postumane? Bis bald, Hans Ruedi.