Anziani che avrebbero votato ma che non si sono mai recati al seggio. Persino quattro defunti che dai verbali di sezione avrebbero espresso la loro preferenza alle comunali del 20 e 21 settembre scorsi a Reggio Calabria.

L’inchiesta della procura della città dello Stretto, che ha portato all’arresto (ai domiciliari) del consigliere Nino Castorina (Pd) e del presidente di seggio Carmelo Giustra, disegna uno scenario inquietante sul processo elettorale. Centinaia di duplicati di tessere che, stando agli atti, lo stesso Castorina e altri soggetti a lui vicini avrebbero ritirato negli uffici comunali senza alcuna delega e privi dei documenti di identità degli interessati. Non tutte, ma buona parte di quelle tessere, poi, sarebbero state utilizzate per registrare il voto in alcuni seggi cittadini. Non avendo il documento di riconoscimento degli ignari elettori, si sarebbe proceduto alla loro finta identificazione attraverso il cavillo che consente ai membri dell’Ufficio elettorale di sezione di certificare la «conoscenza personale» dell’elettore. In sostanza, qualcuno avrebbe «riconosciuto» al seggio anziani che, in realtà, non si sarebbero mai mossi da casa.

Castorina è un esponente di spicco del Pd calabrese, il più votato del centrosinistra alle ultime elezioni. Aveva raccolto 1518 preferenze. Cresciuto a pane e politica ha militato nella Margherita per poi confluire nel Partito democratico d dove ha ricoperto diversi incarichi nelle organizzazioni giovanili fino ad entrare nella segreteria nazionale dei Giovani Democratici. Durante la prima sindacatura del rieletto Peppe Falcomatà Castorina era capogruppo dem e consigliere delegato al Bilancio per la Città metropolitana. Incarichi non riconfermati.

Le accuse contestate a Castorina nell’inchiesta coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gerardo Dominijanni sono quelle di falso in atto pubblico e frode elettorale. La destra, che a Reggio aveva subito una inattesa sconfitta (oltre venti punti sotto lo score delle regionali di gennaio), ora attacca a testa bassa. «Una situazione allucinante, il Viminale intervenga. Se a Lamezia Terme per due sezioni si è rifatta l’elezione (quella di novembre 2019, ndr), quantomeno nelle otto sezioni di Reggio si dovrebbe tornare a votare per poi rifare il ballottaggi» ha commentato Nino Minicuci, l’aspirante sindaco leghista sconfitto.

Il caso esplode a due mesi esatti dalle elezioni regionali indette per il prossimo 14 febbraio. Proprio nelle ore in cui si tessevano le reti per una larga alleanza contro le destre. Il primo incontro svoltosi domenica sera in videoconferenza, durato più di quattro ore, un primo risultato lo ha incassato. Nessuna defezione anzitempo. Anche se le frizioni restano, si è deciso di aggiornare la riunione a domani. Di certo c’è la novità del parterre: dal Pd al Movimento 5 Stelle, passando per Italia viva, le sardine fino alla nuova formazione di sinistra «Calabria Aperta». Le regionali sono dietro l’angolo. Sempre che non ci sia la sorpresa di san Valentino targata Covid: il rinvio delle elezioni.

Nel frattempo, dalle 15 di ieri il Movimento 5 Stelle raccoglie sulla piattaforma Rousseau le candidature. Alle «regionarie» possono partecipare gli iscritti certificati residenti in Calabria. Il termine per la presentazione delle candidature è venerdì 18 alle ore 15.