A caldo, subito dopo la lettura della sentenza che mercoledì ha condannato sei medici per la morte di suo fratello Stefano e assolto tutti gli altri, non solo gli infermieri ma anche gli agenti penitenziari accusati di averlo pestato brutalmente, Ilaria Cucchi aveva parlato di fallimento della giustizia. Ieri alla sorella del giovane romano morto nel 2009 dopo essere stato arrestato per possesso di droga, è arrivata la solidarietà di Anna Maria Cancellieri. «Accetto le sentenze e non entro nel giudizio dell’operato della magistratura. Mi rendo conto però del dolore e della sofferenza per un ragazzo morto. Posso solo esprimere una grandissima solidarietà, questo sì: sono consapevole che quel dolore è un dolore che nessuno ha lenito».

Parole caute quelle usate dal ministro della Giustizia, ma è chiaro il messaggio che invia ai familiari di Stefano, riassunto com’è nella constatazione che nessuno – quindi neanche la giustizia – ha saputo mettere fine alla loro sofferenza. E del resto sarebbe stato difficile affermare il contrario. Quello che si è appena concluso nell’aula bunker di Rebibbia «è stato un processo a Stefano» più che ai responsabili della sua morte, accusa Ilaria che ieri insieme ai genitori e all’avvocato Fabio Anselmo ha tenuto una conferenza stampa al Senato. «Questo processo ha anche rispecchiato la nostra cultura, è stato un processo alla vita di mio fratello, alla sua magrezza, ai suoi rapporti familiari».

All’iniziativa hanno aderito deputati e senatori di tutti i partiti, dal Pd al Pdl, da Sel al M5s. Presenti parlamentari solitamente vicini ai giudici come Anna Finocchiaro, Luigi Zanda e Felice Casson, ci sono Gianni Cuperlo, Miguel Gotor, Giuseppe De Cristofaro (Sel), la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, ma tra le adesioni figura anche quella di Sandro Bondi. Segno delle molte perplessità sollevate da una sentenza che, ha spiegato il senatore Luigi Manconi, presidente della commissione per la tutela dei diritti umani, «lascia sgomenti». Manconi attacca anche Carlo Giovanardi per le valutazioni espresse sull’esito del processo. «Ha detto che la sentenza avrebbe affermato che il pestaggio di Stefano Cucchi non sarebbe mai avvenuto: sono parole false – dice riferendosi all’esponente del Pdl -, la sentenza non dice questo, ma che le prove portate dalla procura per individuare il responsabile del pestaggio, che inequivocabilmente è avvenuto, non sono state sufficienti nei confronti delle persone a giudizio».

«Le mie previsioni di tre anni fa sono state rispettate, e ora non ho previsioni rosee per il futuro», spiega invece l’avvocato Fabio Anselmo, uno dei legali che assiste la famiglia Cucchi e che ora vede difficile anche la possibilità che si giunga a un processo d’appello. «Noi non possiamo dire nulla sulla sentenza, ma solo sulle statuizioni civili», prosegue il legale. «Se la procura non farà appello la vicenda Cucchi sarà sepolta. Noi comunque abbiamo deciso di fare ugualmente appello».

Anselmo ricorda poi come le condizioni di salute di Stefano fossero buone fino al momento dell’arresto. «Era in perfetta forma fisica», ripete. «Siamo di fronte a una fiction, un film di fantascienza. Se stava bene, come può essere morto solo ed esclusivamente perché non ha voluto mangiare o bere? Sarebbe morto per colpa sua». Critica, infine, quello che definisce «lo strano protagonismo dei periti nominati dalla Corte, i quali prima delle sentenza avrebbero convocato addirittura una conferenza stampa per spiegare come avevano risolto il caso. Noi non puntiamo il dito contro la Corte, ma purtroppo spesso i giudici abdcano tutto alle tesi di consulenti e periti».
Ma è il momento della sentenza che torna con tutta la sua amarezza nelle parole di Ilaria. «Ieri abbiamo visto gesti terribili di familiari e amici di quelli che sono stati assolti» dice. «Gli agenti di polizia penitenziaria affermano sui giornali di essere brave persone, che non fanno certe cose, che il pestaggio non c’è stato, ma io ricordo le conversazioni telefoniche di uno degli imputati, quando già si sapeva che mio fratello era morto: diceva ’era un tossico di merda’. E in un’altra dichiarazione affermava ’a volte scappa un calcio’».

Una risposta Ilaria, la riserva anche a Aldo Fierro, il primario dell’ospedale Pertini dove Stefano morì e condannato mercoledì a 2 anni. In mattinata Fierro aveva affermato: «Vedo che la colpa è solo nostra, solo dei medici. E meno male che non siamo delinquenti…». «Stefano non sarebbe arrivato in ospedale se non fosse stato massacrato – replica Ilaria -. Ma i medici sono anche responsabili, lo hanno lasciato morire e non sono degni di indossare il camice».