Se molti producer e creativi d’olteoceano stanno attentamente osservando l’esito al botteghino de I guardiani della galassia tante e non tutte strettamente legate all’economia industriale dei studios possono esserne le ragioni che vale la pena esaminare. C’è da capire anzitutto quanta presa possa avere il genere fantascientifico sulle nuove generazioni di nativi digitali, abituate a dialogare con la realtà virtuale di videogiochi di ultima generazione dotati di universi giganteschi, esplorabili per giorni interi, con possibilità di interazione pressoché infinite. E il cinema quanto di questa sfida sarà in grado di raccogliere? Anche in Italia c’è un certo risveglio del genere fantascientifico, che ovviamente non coinvolge il cinema visti i budget miserrimi con cui devono avere a che fare il 98% dei nostri registi, ma il mondo del fumetto.

Una prima avvisaglia se ne è avuta circa un anno fa con l’inizio di Orfani la serie bonelliana di cui ora Bao Publishing sta raccogliendo le uscite in volumi. Ora è la volta di Hammer , la serie pubblicata da Mondadori comics. La serie è stata creata da Riccardo Borsoni, Giancarlo Olivares, Mario Rossi, Gigi Simeoni e Stefano Vietti.

Questo prim volume, intitolato Doppia fuga, ci racconta di un’evasione da un carcere molto particolare perché non esiste nella realtà visibile agli uomini ma in quella elaborata e costruita dai computer. Helena Svensson, la protagonista che finisce dietro queste inusuali sbarre, è una esperta di quel mondo immateriale in cui i bit sostituiscono i mattoncini, i diagrammi di flusso i pensieri e le righe di programmazione i brandelli di un discorso possibile. Helena è infatti una hacker, una figura quasi mitologica nell’immaginario cyber-punk che dagli anni ottanta in poi l’aveva declinata come una disobbediente militante e a volte come una vera e propria rivoluzionaria, se non di professione almeno per spirito d’avventura.

Questo rimando alla pirateria non ha niente di nostalgico, né si presenta come una riproposizione fuori tempo massimo di un periodo glorioso della letteratura e del cinema di fantascienza.

In Hammer lei vuole semplicemente portare a termine la truffa miliardaria che ha organizzato insieme al suo compagno Jed, salvo poi scoprire, quando è già troppo tardi che lui l’ha tradita con una soffiata alla polizia. Viene arrestata e spedita nella colonia penitenziaria di Lazareth. Un vero e proprio inferno in cui sono confinati tutto i reietti, tutti gli scarti di cui l’umanità del futuro non vuole più sentir parlare, prigionieri di droidi che controllano ogni loro movimento, lasciandogli solo la possibilità di disperarsi in un angolo.

“Credimi Pa’- riflette appena arrivata a Lazareth- è stato allucinante. Poi mi hanno messa a lavorare, un tutti hanno un compito. Sai in quanti siamo qua sopra? quasi due milioni, Pa’. Incredibile vero? Due milioni di malviventi tutti assieme, nella grande comunità prigione di Lazareth. Non ci sono pareti né sbarre tanto da qui non scappa nessuno. Potremmo sopravvivere discretamente, se non fossimo continuamente perseguitati da detenuti più anziani e minacciati dai druidi di guardia.”

Helena conosce altri reclusi in quello spettrale braccio sospeso nel vuoto della galassia, anzitutto Swan, e poi un vero e propri bandito, tanto brutto quanto violento, John Colter, a capo di una vera e propria banda di disperati che spadroneggia sugli altri reclusi e sta da tempo progettando una vera e propria fuga. Helena e Swan vengono letteralmente pestati dagli uomini di Colter ma lei riesce a convincerli di conoscere il modo per evadere da Lazareth. E’ a questo punto che questo primo episodio di Hammer entra nel vivo, con una serie di rocambolesche avventure che potremmo identificare come il secondo grande filone con cui gli autori hanno voluto mettere in contatto questo universo narrativo. Dandogli anche un’ariosita’, un respiro antico, di eroi intrappolati nelle pericolosissime colonie penali nella Guyana Francese che tante trame hanno fornito nell’Ottocento.

Ovviamente non descriveremo tutte le peripezie a cui questa improvvisata squadra di evasori sta andando incontro, anche perché l’unica cosa che li tiene assieme è proprio la fuga. Quello che ci interessa è la descrizione di questo potere che è allo stesso onnipervasivo, riuscendo a controllare con i droidi ogni cosa che fanno i reclusi, quanto vacuo, ineffabile, vuoto. Tutto il gigantesco arsenale di elicotteri, torri di guardia, allarmi, elicotteri, passa in secondo piano perché la minaccia primaria è quella di venire terminati.

Queste avventure calate nell’anno 850 dell’era Spaziale hanno un chiaro sapore politico, e questo, mentre dall’altra parte dell’oceano si sta trepidando per le avventure dei nuovi vendicatori dello spazio prodotti dalla Marvel è un segno che distingue chiaramente questa creazone italiana. D’altronde non c’è modo migliore di sconfiggere il potere che beffarlo.