Non è lituano e non è una rockstar come quello potente di Nekrosius, ma questo Hamletas (nel nuovo spazio Eliseo off ancora oggi e domani) ha una sua forte, quasi esplosiva particolarità. Propone il racconto del principe shakespeariano con un cast tutto femminile (meditato ribaltamento rispetto al teatro elisabettiano come a quello classico dell’antichità ove tutti i ruoli avevano interpreti maschili), e dopo pochi secondi la bravura delle attrici fa dimenticare ogni possibile distrazione. Sono tutte bravissime, e meritevole è il lavoro di Sarah Biacchi, attrice e cantante lirica, che qui ha ridotto e messo in scena il testo. Il personaggio di Amleto perde qui ogni componente «sentimentale», di dubbi e di emozioni, per svelare una lucidità assoluta, che si può forse definire politica.

SI PREOCCUPA dell’espansionismo norvegese e dei suoi Fortebraccio invasori; conduce quasi un «gioco di ruolo» rispetto al fantasma del padre; realizzato il quadro veritiero della morte di quest’ultimo per mano dello zio con la complicità della madre, non perde affatto la testa, ma segue un percorso di lucida vendetta in cerca del ristabilimento di giustizia e legalità. In ottanta minuti i pensieri si fanno cristallini e veloci, «razionali» e a loro modo rispettosi della pietà umana: il distacco da Ofelia è velato di dolore sincero e di compassione, senza spacciarsi come gesto di un folle.

SI TRATTA insomma di una «messa a punto» del testo shakespeariano, che senza appellarsi a facili slogan, mette a frutto le conquiste del pensiero di oggi, in quella specie di ring, o scatola nera chiusa da una parete angolare di specchio. Questo grazie soprattutto alle interpreti tutte straordinarie, per determinazione e «naturalezza». A cominciare da Francesca Ciocchetti sospesa e insieme pungente nell’abito nero di Amleto, come la madre Gertrude di Galatea Ranzi nel suo elegante tailleur. Una sorta di consapevole furia del male segna il ritorno di un’attrice eccellente come Ludovica Modugno quale «patrigno» di stazza machiavellica, mentre Debora Zuin conduce le colpevoli facezie di Polonio. Ma tutte e dieci saranno ricordate, assieme alla regista, per averci dato un grande e quasi sconosciuto Hamletas.