Le sanzioni approvate a inizio giugno da quella che ormai è nota come la “Nato araba” – Arabia saudita, Emirati, Egitto e Bahrain – non fermano il Qatar che conserva la sua forza economica e mantiene relazioni regolari con i governi occidentali. Domani sarà a Doha il ministro degli esteri italiano Alfano. Non permettono però ai cittadini del piccolo regno di avere accesso all’hajj, il pellegrinaggio alla Mecca. Così mentre ieri il Fondo nazionale del Qatar si preparava a dare un’altra dimostrazione della sua grande forza garantendo assieme al presidente del Paris Saint-Germain, Nasser al Khelaifi, il clamoroso passaggio del fuoriclasse brasiliano Neymar dal Barcellona al team francese (un’operazione da centinaia di milioni di euro mai vista prima nel mondo del calcio), i qatarioti in patria erano alle prese con un ostacolo che non credevano di dover affrontare.

Ufficialmente non esiste alcun divieto alla partecipazione dei cittadini del Qatar all’hajj. Ma le agenzie saudite che si occupano di organizzare i flussi di pellegrini diretti alla Mecca, hanno ricevuto l’ordine di non collaborare con quelle qatariote che svolgono lo stesso compito. Dall’inizio di giugno non c’è più una rappresentanza diplomatica saudita in Qatar e Riyadh non ha offerto alcun tipo di assistenza ai pellegrini qatarioti. Ha scelto una linea persino più dura di quella adottata nei confronti dell’Iran, al quale comunque è stato assicurato l’ingresso di migliaia di pellegrini, più o meno in linea con la quota annuale. «La partecipazione all’hajj può avvenire solo nel rispetto di procedure molto rigide – spiega in un video postato sui social Khalid Jassim, un giornalista qatariota – deve esserci una pierna collaborazione tra il ministero degli affari religiosi del Qatar e il ministero dell’hajj saudita. Ora non c’è nemmeno un consolato saudita in Qatar e nessuno può aiutarti». Peraltro l’accesso per i cittadini del Qatar è limitato a due aeroporti sauditi e solo se si parte dallo scalo di Doha. I pellegrini qatarioti saranno ammessi solo se non viaggeranno con la Qatar Airways uno dei bersagli principali delle sanzioni economiche varate dalla “Nato araba”. «Anche se le sanzioni venissero revocate domani, è troppo tardi per portare qualcuno all’hajj dal momento i trasferimenti devono essere organizzati in anticipo», commenta Hatem al Mansuri, proprietario di una società di trasporti per l’hajj. Nessuno perciò può dire quanti dei 1600 qatarioti (su oltre 20mila richieste) che ufficialmente avrebbero diritto di andare alla Mecca potranno farlo.

Per il ministro degli esteri saudita Adel al Jubair invece sarebbe tutta colpa proprio del Qatar che, a suo dire, avrebbe «politicizzato l’hajj» mentre i media pagati dalla monarchia Saud ipotizzano «un rischio attentati» per la presenza alla Mecca di cittadini del Qatar. Tanto che i centri per i diritti umani del Golfo hanno avvertito che questa campagna mediatica potrebbe innescare aggressioni a danno dei qatarioti ed hanno chiesto alle autorità saudite di garantire sicurezza a tutti i pellegrini, senza eccezioni.

Lo scontro tra le petromonarchie perciò va avanti malgrado le piccole aperture fatte a inizio settimana dall’Arabia saudita e dai suoi tre alleati che, riuniti a Manama, avevano deciso di non approvare nuove misure punitive e di dirsi pronte a dialogare qualora il Qatar decidesse di modificare le sue politiche: interrompere il sostegno ai Frateli musulmani e rinunciare a qualsiasi contatto con l’Iran. «Siamo pronti a discutere con il Qatar a condizione che quest’ultimo annunci il suo sincero desiderio di interrompere il sostegno al terrorismo e di rispettare le 13 richieste che assicurano pace e stabilità alla regione e al mondo» aveva riferito ministro degli esteri bahrenita Khalid al Khalifa. Intanto Riyadh sembra aver rinunciato alla richiesta di chiusura della notissima tv satellitare del Qatar, al Jazeera. Chiusura che potrebbe riguardare la sede di Gerusalemme dell’emittente. Il premier Netanyahu accusa al Jazeera di aver «istigato» le proteste palestinesi contro le misure di controllo attuate da Israele sulla Spianata delle moschee. Accusa che al Jazeera respinge e, a sua volta, accusa Netanyahu di voler chiudere i suoi uffici a Gerusalemme per fare un «regalo» all’Arabia saudita.